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"Once upon a time".....così si potrebbe aprire
questo racconto che, se Peter Collins fosse ancora vivo, avrebbe
potuto raccontare ai suoi nipotini in una piovosa serata inglese,
seduti davanti al classico caminetto. Sì, c'era una volta,
all'interno dell'Autodromo più "sacro" e veloce
al mondo, una struttura, costruita sopra e in mezzo ai box, che
i signori di mezza età ricorderanno perfettamente, in quanto
immortalata da migliaia di fotografire color seppia, che oggi
restano riposte in qualche cassetto o in bella mostra in qualche
libro di automobilismo sportivo. Stiamo ovviamente parlando della
Direzione Corsa e relativi box di rifornimento dell'Autodromo
Nazionale di Monza, ristrutturati nel 1948 dopo i danni della
guerra che li aveva resi inservibili. Sopra i box di rifornimento,
vennero collocati palchetti per il pubblico e durante i grandi
lavori atti all'ammodernamento del complesso sportivo di Monza
(1955), sopra la Direzione Corsa fu installato un tabellone a
cartelli removibili, segnalanti il numero di gara e i nomi dei
concorrenti. Per aumentarne la visibilità, altri tabelloni
con diverse caratteristiche e dimensioni, vennero posti sopra
la Tribuna d'Onore, sopra i box e lungo la pista. La descrizione
delle opere fatte in quell'anno ci segnala la sistemazione definitiva
di 38 palchi a sei posti, oltre a provvedere di nuove chiusure
e di separazioni amovibili in rete metallica i box di rifornimento.
La Shell predispose due grossi serbatoi per l'erogazione rapida
di due diversi tipi di carburante. Inoltre furono installati apparecchi
antincendio centralizzati in alcuni punti del fabbricato box.
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Coppa Intereuropa 1949
La Direzione Corsa in origine
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Gran Premio d'Italia 1951
La Direzione Corsa nella sua conformazione definitiva
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Altre foto d'epoca della Direzione Corsa e dei box di
rifornimento
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La Direzione Corsa ospitava un centralino con venti linee, collegate
ai posti di percorso, a quelli di pronto soccorso e ad altri servizi
interni all'Autodromo. All'interno della D.C. si trovava una grande
planimetria della pista con le segnalazioni, costituite dall'accendersi
di una lampadina, provenienti dal punto di chiamata della pista.
Nel 1956 in funzione dei tentativi di primato, uno dei box di
rifornimento, il n°1, venne chiuso e opportunamente sistemato
a cabina cronometristi, oltre che attrezzare un locale apposito
con cuccette per gli addetti ai primati notturni. Inoltre un grande
schermo si protendeva dalla terrazza box davanti alla Direzione
Corsa, atto a raccogliere le segnalazioni notturne durante i tentativi
di primato.
Forse per molte persone questo è privo di interesse storico,
ormai molto lontano dall'attuale circus della Formula Uno e ancor
più, molto lontano nei ricordi, ma di solito la storia
getta le basi per un futuro migliore.
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La
Direzione Corsa e la sezione dei box di rifornimento riproposti
in questa pagina, sono figli dei lavori di adeguamento che interessarono
l'Autodromo di Monza dal 1948 al 1963, anno in cui vennero abbattuti
definitivamente per far posto ai nuovi box, più arretrati
dalla pista dei precedenti, voluti dal Ministero del Turismo
e dello Spettacolo con circolare del 30 giugno 1962, come adeguamento
degli allora standard di sicurezza.
Vennero così rifatti i box, ottenuti con l'abbattimento
di ventiquattro box di rifornimento esistenti dal 1948; venne
abbattuta la Direzione Corsa e ventidue box di rappresentanza.
Stava nascendo una Monza nuova.
Tralasciando altre opere all'interno dell'Autodromo di Monza,
già ampiamente descritte in altre pagine di questo website
amatoriale, focalizziamo la nostra attenzione sul diorama, testimonianza
provata di quel che "viveva" ai bordi della pista.
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I disegni di progetto datati ottobre 1951 della Direzione
Corsa, Box di rifornimento e tribunetta sud
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Sembrerà
strano vedere un camion della Ferrari (era l'ultimo anno di servizio
per il 642 N) scaricare tre Lancia-Ferrari D50 a bordo pista davanti
ai box di rifornimento; ma questa era l'usanza di un tempo, lontano
dai rigori odierni, imposti per rendere più spettacolare
la scena, oltre che per motivi di logica sicurezza. Le vetture
di solito venivano parcheggiate all'interno del "recinto
verifiche", posto a nord-est della Direzione Corsa riprodotta,
ma in casi particolari o lontani dai gran premi e gare di contorno,
potevano essere scaricate, revisionate e "fatte girare"
direttamente dai box di rifornimento, che assunsero questo nome
in funzione della loro utilità: essere usati solo per rifornire
vetture, o per piccoli lavori durante le gare. Le fotografie dell'epoca
ci consegnano davanti, all'interno e sopra i box, una folla enorme
di meccanici, piloti, dirigenti e pubblico, mischiati in una variopinta
e chiassosa cornice coreografica. Questa era l'atmosfera di contorno
al gran premio.
Il tutto scaturì avendo tra le mani due
disegni datati ottobre 1951, in cui si evidenziavano le opere
di ammodernamento di quella sezione di Autodromo. Come al solito,
scatta la scintilla, incominciano le ricerche delle fotografie
e dei testi descrittivi (non molti in questo caso) e via.....all'opera.
Come si vedrà dai disegni originali, in scala 1/100 e 1/200,
le sezioni sono abbastanza dettagliate per tentare una veritiera
ricostruzione, in quanto sono disponibili la viste di lato, fronte
e pianta del costruendo edificio. La scena ricomposta evince una
giornata di normalità per la pista brianzola, dove una
Scuderia, in questo caso la Ferrari, prova tranquillamente, lontana
dei flash dei fotografi e dalla TV, le vetture che prenderanno
parte al Gran Premio d'Italia del 2 settembre 1956. Il diorama
ci regala dei meccanici Ferrari in rigorosa tuta marrone, intenti
a scaricare vetture dal camion e preparale con dei piccoli lavoretti
di manutenzione ai giri di pista in versione prova, ai quali le
vetture erano soggette. Direttore delle operazioni è Eraldo
Sculati, DS Ferrari in quell'anno, mentre due (Castellotti e Musso)
dei cinque piloti che parteciparono poi alla gara, discutono la
migliore tattica per abbordare in piena velocità la prima
curva nord dell'anello di Alta Velocità, che come già
detto, provocherà un'ecatombe di pneumatici e sospensioni.
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Anni
60 - Si noti la bisarca Ferrari parcheggiata a bordo
pista con Surtees, Ferrari e alcuni meccanici prima delle
prove |
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All'interno della Direzione Corsa, alcuni commissari
preparano la documentazione in vista del prossimo gran premio,
osservando con occhio critico quello che aviene a bordo pista.
Dalla grande vetrata si potevano osservare le vetture uscire dalla
parabolica o dalla curva sud dell'Anello, percorrere tutto il
rettifilo e scomparire dietro le piante al Curvone di Biassono.
Intanto nella terrazza sopra i box, personale dell'Autodromo sistema
sui palchetti le sedie pronte a ricevere i tifosi stanchi del
continuo alza-siedi per vedere vetture e piloti fermarsi e poi
ripartire. Ovviamente i classici cartelli rotondi con i nomi di
squadre e piloti, sistemati sopra ogni box, sono visibili solo
nei giorni del gran premio. Il diorama ha dimensioni di 990 mm
per 400 mm di base e 350 mm di altezza. Durante tutta la ricerca
e la successiva costruzione, durata tre mesi, sono emerse centinaia
di fotografie degli anni 50-60 dell'Autodromo di Monza, fotografie
che non possono che riportare i ricordi indietro nel tempo, un
tempo epico, fatto di veri "cavalieri del rischio",
non assistiti da tutta l'elettronica odierna, ma con una carica
umana e passionale davvero ineguagliabile ai giorni nostri. Purtroppo
il rovescio della medaglia fu il prezzo pagato in vite umane per
questo sport, a volte esasperato, a volte incoscente, ma pur sempre
uno sport che ti coinvolge dalla testa ai piedi.
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La settima e ultima gara del Campionato del Mondo di F1-1956,
si svolge sulla pista brianzola dell'Autodromo Nazionale di Monza,
gara che ha il compito di assegnare il titolo al favorito Juan
Manuel Fangio, con le tre vittorie al suo attivo ( Argentina,
Inghilterra e Germania) e con un totale di 30 punti. Il secondo
posto è occupato da un altro ferrarista, Peter
Collins con 22 punti, forte delle vittorie nei gran premi
di Belgio e Francia. Al terzo posto con 17 punti l'inglese Stirling
Moss, che corre per i colori della Maserati, con il solo
gran premio di Monaco al suo attivo, ma con diversi piazzamenti
a podio.
La squadra Ferrari composta da: Fangio, Castellotti, Musso, Collins
e il Marchese de Portago, schiera cinque delle sei Lancia-Ferrari
D50 ricevute in dono l'anno prima da Gianni Lancia. E' doveroso,
prima di continuare con la storia del Gran Premio d'Italia, corso
a Monza il 2 settembre 1956 (segue sotto),
ripercorrere la storia di questa vettura e della sua acquisizione
da parte della Casa di Maranello.
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E' il 26 luglio 1955 e in Via Caraglio a Torino
c'è un gran fermento. Meccanici, tecnici, giornalisti e
persino la TV, convocati per un evento eccezionale, forse unico
nella storia delle vetture da gran premio. I camion della Scuderia
Lancia e Ferrari sono parcheggiati nel cortile, pronti a caricare
sei Lancia D50 e decine di casse di materiale con destinazione
Maranello. Un laconico comunicato stampa precede il "grande
regalo" che Gianni Lancia fa a Enzo Ferrari: " La
Scuderia Lancia, in seguito alla morte del suo capitano, Alberto
Ascari, ha disposto di sospendere la sua attività agonistica.
Il pilota Eugenio Castellotti ha richiesto di poter partecipare,
a titolo personale, al Gran Premio di Spa e l'Ing. Gianni Lancia,
prima di imbarcarsi per l'America, gli ha concesso vettura e assistenza".
E' il seguito di una tragedia consumatasi all'Autodromo di Monza
solo due mesi prima, o
è un'abdicazione a seguito delle forti e continue pressioni,
fino all'allontanamento dalla fabbrica e dall'Ialia dello stesso
Gianni Lancia, costretto a subire da parte della Famiglia a seguito
della non florida situazione finanziaria e della poca fiducia
nelle macchine da gran premio, un prezzo non voluto.
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Tra
i presenti alla "cerimonia", spiccano i nomi dell'Avvocato
Domenico Jappelli e del Cav.Attilio Pasquarelli, delegati dalla
Casa Lancia alla consegna materiale delle vetture; Vittorio Jano,
progettista della Lancia D50 e il Dr. Gino Pestelli dell'Ufficio
Stampa della Fiat, che curò la necessaria pubblicità
dell'evento. Un solo grande assente, come nel suo stile: Enzo
Ferrari, che con quella donazione, si trovava quasi risolta una
situazione di buio tecnico che stava attraversando la Casa di
Maranello nel 1955, avendo in "regalo" anche Vittorio
Jano, legato alla Lancia da un contratto ancora attivo. Tutta
l'operazione era stata organizzata per sottrarre l'acquisto della
Lancia da parte della tedesca Mercedes. Fu l'allora Presidente
dell'ACI, il principe Filippo Caracciolo di Castagneto, suocero
dell'Avv.Agnelli, che interessò la Fiat all'"affare"
Lancia. L'accordo prevedeva queste clausole: Lancia dava tutto
il materiale della Squadra corse alla Ferrari (in questo modo
veniva esclusa automaticamente la Mercedes) e la Fiat si impegnava
a fornire un consistente contributo finanziario alla Ferrari,
diluito in cinque anni. Furono le basi di una collaborazione che
si concluse poi quattordici anni dopo con l'accordo Fiat-Ferrari
del giugno 1969.
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Gianni
Lancia con la Signora Lancia |
20
febbraio 1954
Primo collaudo della D50 alla
presenza di Gianni Lancia |
Torino,
26 luglio 1955 |
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Torino,
26 luglio 1955 |
Torino,
26 luglio 1955 |
Modena,
2 agosto 1955
Ferrari, Jano e Farina gurdano
Trintignant provare la D50 |
In
origine la D50 fu voluta fortemente da Gianni Lancia nell'agosto
del 1953, affidandone il progetto a Vittorio Jano. Il 20 febbraio
1954 avvenne il primo collaudo all'aeroporto di Caselle presso
Torino, con l'idea di fare debuttare la vettura nel Gran Premio
di Francia di quell'anno. Ma il battesimo della pista la nuova
vettura l'ebbe solo a fine campionato 1954, esattamente nel Gran
Premio di Spagna, dove Alberto Ascari, che aveva firmato con la
Lancia un contratto biennale (1 gennaio 1954 - 31 dicembre 1955)
assieme all'amico-rivale Luigi Villoresi, dopo avere fatto registrare
la pole position, fu costretto al ritiro per un'infiltrazione
di olio nella frizione. La vettura era dotata di un motore 8 cilindri
a V di 90°; 76 mm di alessaggio per
88 mm di corsa e una cilindrata totale di 2486 cc., che sviluppava
250 CV a 8100 giri/minuto, progettato da Ettore Zaccone Mina.
A questo primo motore ne seguì un secondo denominato D50
Corsa Lunga, con alesaggio di 73 mm e corsa di 74 mm. Caratteristica
fondamentale ideata da Jano, era la soluzione studiata per i due
serbatoi laterali della vettura: (quello destro conteneva esclusivamente
carburante, mentre quello di sinistra conteneva carburante solo
nella parte terminale, mentre anteriormente era alloggiato il
serbatoio dell'olio), che offrivano notevoli vantaggi nel miglioramento
del Cx, coefficiente aerodinamico indispensabile in una vettura
da corsa. Il vero problema fu che a serbatoi pieni, la D50 si
comportava egregiamente sotto il profilo della stabilità
in pista, ma man mano che i serbatoi si svuotavano, questo effetto
diminuiva in maniera proporzionale allo svuotamento stesso.
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Sezioni
del motore della Lancia D50 |
Ferrari, con la supervisione di Vittorio Jano e Luigi Bazzi, nel
1956 apportò modifiche alla D50, aumentandone l'alesaggio
a 76 mm e diminuendo la corsa a 68,5 mm,
con
un incremento di potenza a 265 CV a 8000 giri/minuto. La vettura
divenne in questo modo Lancia-Ferrari D50. Inoltre arretrò
il serbatoio in coda alla vettura per una complessiva capienza
di 190 litri. L'unico
vero problema di questa vettura è che la macchina era stata
concepita per ricevere pneumatici Pirelli, Casa con cui Lancia
era legata, mentre Ferrari sulle sue vetture, da contratto, montava
pneumatici Englebert. Il fatto causò non pochi problemi
ai piloti specialmente sull'Anello di Alta Velocità del
circuito monzese.
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Chiusa
la parentesi della consegna delle D50 alla Ferrari, ritorniamo
al GP d'Italia del 1956. La griglia di partenza era così
composta, con tempi in prova che andavano dai 2'42"6 di Fangio,
ai 3'13"08 di Andrè Simon su Simca-Gordini:
3°
- L.Musso
Lancia-Ferrari |
2°
- E.Castellotti
Lancia-Ferrari |
1°
- J.M.Fangio
Lancia Ferrari |
6°
- S.Moss
Maserati |
5°
- J.Behra
Maserati |
4°
- P.Taruffi
Vanwall |
9°
- A.de Portago
Lancia-Ferrari |
8°
- L.Villoresi
Maserati |
7°
- P.Collins
Lancia-Ferrari |
12°
- U.Maglioli
Maserati |
11°
- M.Trintignant
Vanwall |
10°
- H.Schell
Vanwall |
15°
- J.Fairman
Connaught |
14°
- L.Piotti
Maserati |
13°
- R.Salvadori
Maserati |
18°
- E.de Graffenried
Maserati |
17°
- P.Godia
Maserati |
16°
- G.Gerini
Maserati |
21°
- B.Halford
Maserati |
20°
- R.da Silva
Simca-Gordini |
19°
- L.Leston
Connaught |
24°
- A.Simon
Simca-Gordini |
23°
- R.Flockhart
Connaught |
22°
- R.Manzon
Simca-Gordini |
Al via scatta al comando Eugenio Castellotti, seguito da Luigi
Musso, entrambi su Lancia-Ferrari D50. La loro fuga è breve,
in quanto al quarto giro sono costretti ad una sosta ai box per
la sostituzione del pneumatico della ruota posteriore sinistra,
deteriorata sulle veloci curve sopraelevate dell'Anello di Alta
Velocità. Manuel Fangio si ritrova a condurre la corsa,
ma la felicità dell'argentino è breve, in quanto
già al giro successivo viene raggiunto e superato da Moss
e da Harry Schell. La
media dei ritiri in gara è notevole, viste le forti sollecitazioni
e vibrazioni trasmesse alle vetture dalle curve sopraelevate.
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Nell'ordine
al via:
Musso, Castellotti e Fangio |
Primo
piano di Musso |
Primo
piano di Fangio seguito da Collins e da Moss |
Juan
Manuel Fangio |
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Castellotti
in prova |
Castellotti
al 4°giro |
De
Portago (30) insegue
Behra (32) su Maserati |
Collins
cede la
vettura a Fangio |
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In quindici giri si registrarono ben otto ritiri. Inizia al
3° giro Ramos da Silva con la rottura del motore della
sua Simca-Gordini, seguito al 6° da Alfonso de Portago e Les
Leston con rottura delle sospensioni. Il ritmo sempre più
frenetico mette ko al 7° giro anche Robert Manzon su Simca-Gordini
con la rottura del cambio, seguito sempre al 7° giro da Luigi
Villoresi su Maserati, anche lui con rottura del motore. Castellotti
al 9° giro si ritira per rottura dello sterzo; Taruffi al
12° e Maurice Trintignant al 13° giro per rottura delle
sospensioni. La saga dei ritiri continua al 16° giro con Halford,
al 20° giro Fangio (prenderà la vettura di Collins),
Behra al 23° giro, Schell 32°, Maglioli-Behra 42°
e infine Luigi Musso al 47° giro.
Con Moss che conduceva la gara, al 20° giro il colpo di scena:
Fangio incomincia ad accusare noie allo sterzo e al motore ed
è costretto ad una prima fermata ai box di rifornimento,
seguito a ruota anche da Harry Schell per rottura delle sospensioni.
Sono solo 27 i giri compiuti e Moss si ritrova solo in testa alla
gara, con Luigi Musso a 30" e Peter Collins ad oltre un minuto.
Manuel Fangio si dispera seduto sul muretto dei box, vedendo in
Collins un nemico potenziale che, in caso di vittoria, avrebbe
potuto costare il titolo di campione del mondo. L'ordine di scuderia
arrivò perentorio: "fermate Musso", ma il "romano"
nazionale non si curò affatto delle segnalazioni ricevute
dai box e continuò il suo gran premio, benchè fermatosi
in regime di segnalazioni per sostituire gli pneumatici. Al 32°
giro Peter Collins ferma la sua vettura ai box, scende e si porta
verso Fangio, pregandolo di salire sulla sua D50 e finire vittorioso
la gara. La storia non ci consegna se fu un gesto spontaneo o
un ordine dai box, con sommo regista Enzo Ferrari. Sta di fatto
che Fangio riparte di gran carica, terzo ad un minuto da Luigi
Musso e a due da Moss. Siamo al 45° giro ed un'altro colpo
di scena si registra all'interno dell'Autodromo. Gran fermento
ai box Maserati per il lento rientro di Stirling Moss, che dopo
avere bucato i serbatoi della benzina, si ritrova a corto di carburante
e non più in lotta per la prima posizione. Luigi Musso
è primo, ma il pilota romano a poco di cui gioire. Infatti
due giri dopo, al 47°, si ferma ai box in preda allo sconforto
e alle lacrime; la ruota anteriore sinistra della sua D50 è
quasi bloccata, causando l'anticipato e drammatico ritiro.
Intanto Moss si è rimesso in gara e adesso
conduce il gran premio d'Italia con un netto vantaggio sul secondo
a tal punto che dai box gli segnalano di rallentare per preservare
la vettura da spiacevoli contrattempi. Moss obbedisce ed alla
fine del gran premio taglia il traguardo con soli 5" di vantaggio
su Manuel Fangio, Campione del Mondo Conduttori 1956, titolo ottenuto
grazie anche ad un gesto nobile di Peter Collins. GFossati
|
P |
Pilota/Vettura |
Giri |
P |
Pilota/Vettura |
Giri |
1° |
S.Moss - Maserati
2h23'41"3/10 |
50
|
7° |
E.de
Graffenried - Maserati |
46 |
2° |
Collins/Fangio
- L.F.D50
|
50
|
8° |
Castellotti/Fangio
- L.F.D50 |
46 |
3° |
R.Flockhart
- Connaught
|
49
|
9° |
A.Simon
- Simca/Gordini |
45 |
4° |
P.Godia
- Maserati
|
49
|
10° |
G.Gerini
- Maserati |
42 |
5° |
J.fairman
- Connaught
|
47
|
11° |
R.Salvadori
- Maserati |
41 |
6° |
L.Piotti
- Maserati
|
47
|
Giro
più veloce: S.Moss in 2'45"5 - Media 218,066
Km/h |
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Modelli
impiegati nel diorama:
Lancia-Ferrari D50 - Brumm - ref. BRU R076 - modifica MfB
Fiat 642 N - Kit Tron - montaggio MfB
Figurini: Denizen
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Pagina pubblicata
il 29.4.2007
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