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La
500 Miglia del 1968 vide allinearsi al via sui tradizionali
33 posti disponibili ben sei auto a turbina (altre tre qualificate
della squadra Shelby furono ritirate). Le Lotus iscritte dai
fratelli Granatelli STP ebbero il loro leader in “Baffo”
Hill e non va purtroppo dimenticata la scomparsa nelle prove
di Mike Spence per il cedimento di una sospensione posteriore.
Le monoposto di Chapman hanno sempre avuto il loro punto debole
nelle sospensioni; solo qualche giorno prima per la stessa causa
era caduto ad Hockenheim Jim Clark al volante di una F.2.
La corsa, ricca di colpi di scena, rappresentò il duello
sportivo fra le macchine a turbina e quelle classiche, concludendosi
con la vittoria di queste ultime poiché la Lotus di Leonard
si fermò a otto giri dal traguardo, quando già
si profilava la bandiera a scacchi; il gradino più alto
del podio fu quindi di Bobby Unser su Eagle seguito dal titolare
e progettista della scuderia, Dan Gurney; al quarto posto si
classificò l’altro pilota della squadra americana
Dennis Hulme campione F.1 1967.
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1967: RUFUS PARNELL “PARNELLI” JONES su STP GRANATELLI
PRATT & WHITNEY TURBINE
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Nel
1968 la Lotus fece esordire in Formula Uno nel GP degli USA
il rookie (l’esordiente più veloce e per di più
piazzatosi terzo) di Indy 1965, l’italo americano Mario
Andretti il cui nome sarebbe rimasto scolpito a lettere d’oro
nella storia dell’automobilismo sportivo.
L’edizione 1969 di Indy fu vinta proprio da Andretti,
ma non con la Lotus perché un pauroso incidente che lo
vide coinvolto nelle prove, sempre per colpa delle sospensioni,
obbligò al ritiro il team inglese (oltre a “Big
Foot” Mario erano iscritti Graham Hill e Jochen Rindt).
La munificenza dei Granatelli STP recuperò in tutta fretta
un’auto americana, la Hawk che permise ad Andretti di
chiudere in testa i 200 giri del percorso davanti a Dan Gurney;
da segnalare il sesto posto di un giovane Peter Revson al volante
di una Brabham Repco ed il settimo di Mark Donohue rookie dell’anno,
mentre con una normativa a dir poco bizantina al termine della
gara fu decretata la fine dell’impiego delle macchine
a turbina.
L’ultima Lotus farà una deludente apparizione in
F.1 con Fittipaldi nel GP d’Italia del 1971.
Dal 1970 sino alla fine degli anni ’80 saranno solo piloti
di scuola americana a dominare ed aggiudicarsi la 500 Miglia;
la F.1 con un calendario sempre fittissimo non permette più
ai suoi piloti di cimentarsi sul catino di Indianapolis.Ricordiamo
il ritorno alla vittoria di un telaio europeo nel 1972 quando
è la volta di Donohue con la McLaren Sunoco dalla livrea
blu e spinta dall’intramontabile motore Offenhauser; la
McLaren si aggiudicherà ancora la vittoria nel 1974 e
nel 1976, entrambe le volte con Johnny Rutherford.
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MARK DONOHUE: secondo nel 1970 con la LOLA e vincitore nel 1972
con la McLAREN della scuderia di ROGER PENSKE
sponsorizzata dalla SUNOCO OIL
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1972: la McLAREN M20 PENSKE SUNOCO OFFY vincitrice con MARK
DONOHUE (kit John Day)
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1977: direttamente derivata dalla F.1 la McLAREN COSWORTH M24
di JOHNNY RUTHERFORD (kit FDS)
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Nel
mondiale F.1 del 1974 scesero in pista con scarsa fortuna i
telai americani: la Parnelli con Andretti, che ci riprovò
anche nel 1975, e la Penske con Donohue; nel 1976 la Penske
condotta da John Watson ottenne l’alloro sul podio del
GP d’Austria, ma nel 1977 cessò l’attività
in F.1 per concentrarsi solamente nelle gare USA.
Andretti, ritornato alla Lotus, nel 1978 diventò Campione
del Mondo di Formula Uno, per poi proseguire la sua ineguagliabile
carriera nella formula Indy (ma resta memorabile la sua spettacolare
puntata con la Ferrari al GP d’Italia 1982).
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1978:
I° AL UNSER Sr. – LOLA COSWORTH Al Unser su 27 gare
disputate ad Indianapolis ottenne 4 vittorie: nel 1970,1971,1978
e 1987, mentre il figlio Al Unser jr. si dovette accontentare
di solo due, così come il fratello Bobby Unser (1968
e 1975).
Nel 1987 la vittoria dell’allora 48enne Al fu legata ad
una March esposta in un albergo che il team Penske recuperò
ed adattò in tutta fretta con un vecchio motore Cosworth
(non disponendo di telai aggiornati e motori freschi a causa
di un grave incidente occorso a Danny Ongais).
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1980:
vincitore per la terza volta JOHNNY RUTHERFORD su CHAPARRAL
COSWORTH. Dopo le Sport Prototipo la famosa casa costruttrice
americana si dedicò anche alla categoria Indy Cars
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1982:
2° RICK MEARS – PENSKE COSWORTH |
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1984: I° RICK MEARS – MARCH COSWORTH
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1988: MARIO ANDRETTI – LOLA CHEVY
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E’ nel 1989 che alla 500 Miglia ottiene il successo la
Penske con un pilota pensionato dal Circus F.1, il due volte
campione Emerson Fittipaldi che, dopo aver ottenuto numerosi
ottimi piazzamenti, si ripeterà anche nel 1993, dimostrando
che i piloti “anziani” anche se non sono più
validi per la F.1 sono sempre validissimi per le piste americane.
Per inciso va ricordato che il buon Emerson stabilì nel
1989 il “top-record” del giro più veloce
alla media di 220 MPH (350 Km/h) ed anche, per la sua carriera
negli USA colma di successi, il record dei premi incassati.
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EMERSON FITTIPALDI sul podio ed alla guida della PENSKE MERCEDES
BENZ 1994
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Andretti,
una tipica famiglia made in Indianapolis: REYNARD COSWORTH
1994 e LOLA COSWORTH 1993 di MICHAEL e MARIO ANDRETTI
(Modelli ONYX e MINICHAMPS) |
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PENSKE
PENZOIL CHEVY 1990 di RICK MEARS (5°, ma vincitore
nel 1979, 1984, 1988 e 1991) LOLA T92 MACKENZIE CHEVY
di SCOTT GOODYEAR secondo nel 1992. (Base modelli ONYX) |
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1990:
la LOLA STP KRAKO CHEVY di BOBBY RAHAL classificatosi
secondo e la bella ma non competitiva MARCH GENUINE
DRAFT ALFA ROMEO di ROBERTO GUERRERO. (Base modelli
ONYX) |
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1990:
la PENSKE TUNEUP BUICK di KEVIN COGAN 1992: la LOLA
COPENHAGEN CHEVY T92 del veterano A.J. FOYT vincitore
nel 1961, 1964, 1967 e 1977. (Base modelli ONYX) |
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LOLA
VALVOLINE CHEVY T90 di AL UNSER Jr. che trionferà
nel 1992 e nel 1994. LOLA DOMINO’S PIZZA CHEVY
di ARIE LUYENDYK vincitore della 500 Miglia del 1990.
Il pilota olandese bisserà il successo nel 1997.
(Base modelli ONIX) |
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Nel 1993 la terza posizione della 500 Miglia è appannaggio
di un altro campione ripudiato dalla F.1, Nigel Mansell che oltre
ad essere il “Rookie of the year” conquista il titolo
di “Indy-Car Champion”. |
1993: NIGEL MANSELL – LOLA NEWMAN HAAS
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Sempre il 1993, con i buoni auspici di Fittipaldi, vide anche
affacciarsi sia pur timidamente nella F. Indy niente meno che
il pilota più vincente degli anni pre-Schumy, ovvero
Ayrton Senna che forse saggiava le possibilità offerte
dalle corse americane quando sarebbe giunto il momento di smettere
con la F.1; il fato ad Imola decise altrimenti.
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1992: l’ultima ed onorevole apparizione (9°)
di A.J. FOYT alla 500 Miglia, di cui è stato
storico protagonista dal 1958 con l’ineguagliabile
record di 35 partecipazioni. Nel 1967 A.J. Foyt trionfò
in coppia con Dan Gurney anche nella 24 ORE di LE MANS
al volante di una FORD MK IV.
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Nel
1994 il rookie con un eccezionale secondo posto è Jacques
Villeneuve, che fa ancora meglio nel 1995 vincendo con la Reynard
sia la 500 Miglia sia il titolo della serie Indy; tali imprese
spalancano al figlio del grande Gilles le porte della Williams
F.1 con cui vincerà nel 1997 il campionato del mondo. |
1995: JACQUES VILLENEUVE – REYNARD FORD COSWORTH
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Probabilmente per noi europei inizia a questo punto il declino
dell’interesse verso Indianapolis, complice la divisione
in varie leghe degli organizzatori e costruttori americani (gli
ovali, le piste piatte, così come quelle ricavate dai
parcheggi e dagli aerodromi ed i circuiti cittadini non possono
coesistere se non al prezzo di troppe e troppo grandi concessioni
da parte di tutte le squadre).
Solo
un mini sussulto per la vittoria nel 1998 di una nostra vecchia
conoscenza l’americano di Roma Eddie Cheever, mentre
abbiamo seguito con grandissimo interesse il campionato CART
(Championship Auto Racing Teams) che nel 1999 vide la bella
vittoria di Alessandro Zanardi e la partecipazione di altri
piloti “minori” italiani (un grazie alla defunta
Tele Montecarlo che trasmetteva le gare differite solo di
48 ore e la 500 Miglia in diretta).
Ancora un evento rimarchevole per Indy nel 2000: il rookie
ed il vincitore della 500 Miglia con la G-Force Ganassi sono
lo stesso pilota, si chiama Juan Pablo Montoya e Frank Williams
non se lo lascia scappare.
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I telai delle auto americane sono ora quasi tutti degli italianissimi
Dallara mentre i motori sono Honda. Dan Wheldon si è
imposto nella 90^ edizione della 500 Miglia del 2005, è
britannico e nel 2004 è giunto terzo; si è parlato
di un suo possibile ingaggio da parte della solita Williams
ma gli U.S.A. e i dollari costituiscono un mondo difficilmente
soppiantabile.
E’ il 24 Settembre 2000 la data storica dello sbarco della
Formula Uno sul catino d’Indianapolis, vince la Ferrari
con la grande doppietta Schumacher-Barrichello. E’ il
19 Giugno 2005 la data che sembrava segnare la fine dei rapporti
della Formula Uno con Indianapolis, è il giorno della
vergogna, vince la Ferrari con la mesta doppietta Schumacher-Barrichello.
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2 Luglio 2006 Schumy e Massa riscattano la F.1 dalla penosa
apparizione dell’anno precedente ed è il 17 Giugno
2007 che Hamilton ed Alonso con le loro McLaren siglano l’ultima
doppietta della F.1 ad Indianapolis, perché Bernie Ecclestone
seguendo solo il richiamo del dio denaro ha tolto (probabilmente
per sempre) la pista più famosa del mondo dal calendario
del Circus.
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E’ di questi giorni un’intervista di Mario Andretti
in cui il Sindaco di Montona auspica un abbandono della Formula
Indy (IRL) giudicandola “troppa pericolosa per auto potentissime
che corrono a pochi centimetri l’una dall’altra
su piste ovali guidate da giovani piloti che non hanno l’esperienza
maturata con altre vetture meno performanti”.
Sicuramente la 500 Miglia di Indianapolis non scomparirà
mai dalla tradizione USA ma “the greatest spectacle in
racing” con i suoi fasti ed il suo fascino ha intrapreso
la strada di un inarrestabile tramonto.
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Il
binomio vincente del 1969: HAWK STP FORD e MARIO “PIEDONE”
ANDRETTI
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Un’immagine dell’INDIANAPOLIS MOTOR SPEEDWAY
MUSEUM che ci mostra una delle più belle vetture
vincitrici: la McLAREN SUNOCO 1972
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Un’altra
immagine dell’INDIANAPOLIS M. S. MUSEUM: la DEAN VAN LINES
SPECIAL di Jimmy Bryan ricordata
come 1957 MONZA WINNER, oltre che vincitrice sullo speedway
nel 1958. |
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il
binomio più vincente nella storia dell'automobilismo
- Jim Clark e Colin Chapman |
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Milano, Ottobre 2005 – Novembre 2007
I modelli, tutti in scala 1:43, appartengono alla collezione
dell’autore. Dove non specificato i modelli sono nell’ordine
di marca Hobby Horse, Brumm, John Day Kit, Fadini, Brumm, ABC
Brianza, GMP, Solido, Faracars, Action e Minichamps.
Foto da Internet.
Si ringrazia Emilio Re, perché senza la sua fattiva collaborazione
non sarebbe stato possibile recuperare molti dei modelli che
compaiono in queste pagine.
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pubblicata il 12/10/2005 - Ultimo aggiornamento 10/10/2014
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