Vi
racconto il coronamento del mio sogno: guidare una formula uno
by Driver1972 |
|
 |
Questo è il racconto
di una giornata speciale, una di quelle occasioni che capitano
raramente e da cogliere al volo. A me, tifoso Ferrari all’inverosimile,
è capitato di provare una Ferrari di F1, la 640 chiamata affettuosamente
la “Papera” per via del suo strano muso. Questa è stata la prima
F1 che abbia portato in gara il
cambio semiautomatico sul volante, una di quelle monoposto
che hanno segnato un’epoca nella storia dei Gran Premi. E' anche
quella vettura che Frank Williams volle in cambio dalla Ferrari
per lasciare libero Alesi (oltre al denaro s’intende).
|

|
Ferrari
640
inizio
sviluppo
motore
12 V di 65° 3497,96 cc
alesaggio/corsa
84x52,6 mm
5
valvole per cilindro
rapporto
di compressione 11,5:1
potenza
stimata di 620cv a 12500 giri
iniezione
elettronica Weber-Marelli
candele
Champion 10 mm
accensione
elettronica M. Marelli Statica
basamento
in ghisa
cambio
longitudinale
7 rapporti a gestione elettroidraulica
differenziale
autobloccante ZF
telaio
in
composito: nido d'ape con fibre di carbonio e kevlar. carrozzeria
separata
sospensioni
ANTERIORI con ammortizzatori coassiali e barre di torsione
POSTERIORI con molle e ammortizzatori coassiali
di tipo pusch - rod
cerchi
monoblocco e fusi da 13"
carreggiata
anteriore - 1800mm
carreggiata
posteriore - 1675mm
lunghezza
- 4400mm
larghezza
- 2130mm
altezza
- 950mm
passo
- 2830mm
peso
con acqua e olio - 505 kg
|
|

|
  |
Mi
trovavo a Roma per eseguire una perizia sul presunto danno causato
da un prodotto della nostre officine idrauliche, danno in realtà
dovuto all' imperizia di un installatore. Parlando con il titolare
di questa azienda nostra cliente e amico del mio datore di lavoro,
scopriamo di essere "fratelli" sotto il segno della Rossa. Con
mia grande sorpresa mi racconta che qualche anno fa ha acquistato
una Ferrari 640 : " la “Papera!” dico e non gli nascondo l'invidia
per la fortunata possibilità di potersi calare quando vuole
in quel leggendario abitacolo. Ecco però l'insperata proposta:
"senti, domani mattina, prima di andare a fare la perizia, ti
ci faccio fare un giro". Inutile dire che ho subito accettato
come quando si offre il gelato a un bambino.
La
notte in hotel praticamente non chiudo occhio, un po’
per l’agitazione, un po’ per la paura di rompere qualcosa, perché
mi conosco: ho il piede destro pesante, prova un'indomabile
repulsione verso il freno ed è spasmodicamente attratto dall’acceleratore.
L'ansia è quindi grande.
|
 |
 |
|
|
 |
-
1
- leva per regolare la rigidità della barra antirollio anteriore
-
2
- interruttore generale
-
3
- pulsante dell'estintore
-
4
- leva per accendere la luce posteriore
-
5
- contagiri digitale
-
6
- roll bar di protezione in carbonio
-
7
- display multifunzione selezionabile dal pilota tramite pulsante
sul volante
-
8
- antenna radio

-
9
- pulsante per la retromarcia
-
10
- pulsante per il folle
-
11
- spia dell'olio
-
12
- ripartitore di frenata
-
13
- pedale della frizione, usato solo in partenza
|
1
- pulsante radio
2
- pulsante del display multif.
3
- bilanciere del cambio |
La
mattina il proprietario della monoposto mi viene a prendere e
ci dirigiamo verso un aeroporto per aerei da turismo appena fuori
Roma, dove lui si reca abitualmente per “sgranchire” le ruote
della Rossa. Ci arriviamo verso le 9 e il meccanico del proprietario
della vettura ha già cominciato da 1 ora a fare il preriscaldamento
del motore, che adesso però è spento. La carrozzeria è in un angolo,
adagiata su due trespoli.
Nella
vettura aperta si mostra in tutto il suo splendore il V12 a 65°
da 3,5 litri, 5 valvole per cilindro: 3 di aspirazione e 2 di
scarico, il loro richiamo avviene tramite molle. Il ritorno pneumatico
era ancora di là da venire.
Ho
il tempo per dare un'occhiata al percorso ricavato nel piccolo
aeroporto. Il breve circuito è costituito da un rettilineo seguito
da una curva a sinistra secca a 90°, un altro breve rettilineo
e ancora una curva a destra più aperta. Dopo 60-70 metri un tornante
a sinistra prima di un lungo rettilineo che correva lungo la pista
d'atterraggio e infine due curve a 90°che riportavano sulla pista
di rullaggio e al capannone che funge da box.
|
 |
Nigel
Mansel con la Ferrari
640 a Hockenheim durante i test del luglio 1989
in vista del G. P. di Germania, uno dei più difficoltosi
per la 640.
A
seconda delle diverse esigenze aerodinamiche e in rapporto
alle temperature esterne, nella fiancata potevano, di volta
in volta, venire aperti degli sfoghi d'aria di varie
dimensioni
La
640 rappresentava l'evoluzione della 639,
vettura laboratorio che lo stesso John Barnard aveva progettato
l'anno prima. La monoposto del geniale tecnico inglese venne
presentata nel febbraio 1989 e si distinse subito per le
idee innovative, che coinvolgevano anche il settore aerodinamico,
oltre che del complesso telaio - sospensioni |
Per
smorzare l'agitazione comincio a discorrere con il meccanico
sulle caratteristiche tecniche della vettura: la forma
sinuosa delle fiancate, la grande bocca dell’airscope... Indosso
il casco prestatomi dal mio "benefattore" e finalmente
posso entrare nell’abitacolo. Mentre il meccanico mi regola
la pedaliera, un tremito d’emozione mi prende come afferro
il volante con al centro lo stemma del Mito. Il volante
è molto piccolo, con il diametro della parte dell’impugnatura
piuttosto grosso, segno che era quello di Mansel (Berger
invece lo preferiva più grande e con un' impugnatura
più sottile). Lo inserisco sul suo perno e faccio scattare
la sicurezza; ed è ancora un vero volante! tutte le
indicazioni sono visualizzate in un display sul cruscotto:
giri motore, marcia inserita, temperatura di acqua, olio...
non è il freddo computer delle vetture attuali. Il
confronto non regge, meglio questo volante!
|
|
Regolata
la pedaliera, arriva finalmente momento di accendere il motore.
L’emozione mi fa aumentare i battiti del cuore all’inverosimile
e le gambe tremano. Attivo la connessione elettrica e faccio un
cenno al meccanico per l’avvio del propulsore. Un boato squarcia
il silenzio ed è come se la macchina poggiasse su un terreno dove
si sta sviluppando un terremoto, comincia a vibrare ma si placa
quasi immediatamente.
|
|
Dopo qualche istante il propulsore
si mette a girare con un borbottio sommesso, ma si sente
che è un gigante assopito. Solo una decisa vibrazione arriva
da dietro la schiena… o sono io a tremare? Premo il pedale
della frizione con la gamba sinistra che ormai trema come
una foglia e inserisco la prima tirando il bilanciere di
destra. La vettura compie un leggero scatto in avanti, segno
che la marcia s’è inserita e sul display oltre il volante
appare ben evidente il n° 1. Ormai sono in confusione totale,
arrivo al punto di non udire nemmeno il motore che borbotta
dietro la mia schiena. L’unica cosa che sento sono le vene
che mi pulsano in testa e quasi non riesco a respirare
all’interno del casco.
Il
meccanico mi fa cenno che posso avviare la vettura. Io premo
leggermente il pedale dell’acceleratore, il motore cambia
il suono che diventa molto più deciso, stacco con delicatezza
la frizione e... CLANG! odo un suono secco provenire dal
posteriore. Il motore si ammutolisce.
Guardo
il meccanico e vedo che il suo viso si apre in un sorriso
a 32 denti, da orecchio ad orecchio. Mi si avvicina sogghignando
e mi dice: "Ci cascate tutti… devi andare oltre i 6.000
giri per muovere la macchina".
Rifacciamo
tutta la procedura di accensione e io sono decisamente irritato
per la figuraccia ma non vedo l’ora di rifarmi. Il meccanico
mi fa di nuovo cenno di partire. Affondo quindi il pedale
dell’acceleratore e alzo la frizione! Una decisa sgommata
di 20 metri mi porta in pista, dopo la distanza di 70 m
sono già in 3^ a oltre 150 Km/h con cambiate a 14.000 –
14.500 giri (il limitatore è tarato a 15.500). Ogni cambiata
è una "craniata" nel poggiatesta!
|
|
La
spinta è potente, progressiva e in un attimo si arriva al rapporto
superiore ma la sensazione è che i giri non finiscano mai.
E' un controsenso, lo so, ma è come se il motore potesse salire
di giri all’infinito.
La
prima cosa che noto subito è che la macchina non è poi così rigida
di sospensioni. L'asfalto ondulato viene assorbito dalle sospensioni
in modo secco ma istantaneo, senza ripercussioni sulla stabilità
direzionale.
|
 |
Quell'
incredibile prima vittoria
Nella
immagine a sinistra Mansell supera perentoriamente Prost
nel corso del ventottesimo giro e si porta al comando del
GP del Brasile 1989. Ci si aspetta l'ennesima rottura
da un momento all'altro ma il pilota inglese vincerà dopo
una splendida galoppata.
Sullo
sfondo si vede la 640 di Berger, costretta al ritiro nel
corso del primo giro, dopo un urto con la McLaren di Senna
nelle fasi di partenza
Giunta
al primo Gran premio della stagione con ancora gravi problemi
di affidabilità, nessuno si aspettava molto dalla gara brasiliana.
Il cambio non riesce a compiere più di 10 giri consecutivi
ma pare finalmente individuata la causa nella fragilità
dell'alternatore che deve fornire energia alle elettrovalvole.
Durante la notte si decide allora di cambiarne la posizione,
sistemandolo in un punto dove possa smaltire meglio il calore.
Il miracolo si realizza e la 640 di Mansell regge brillantemente
per tutta la distanza della gara.
Questa
prima vittoria illuse appassionati e tecnici ma ci si accorse
presto che i problemi di affidabilità non erano stati ancora
superati.
A
Imola ci sarà poi il terribile incidente
di Berger causato dal cedimento del musetto,
che obbligherà anche a rivedere alcuni parametri di robustezza
di quella parte.
Anche
altri aspetti strutturali di particolari progettati da Barnard
suscitarono in passato perplessità, come la sospensione
anteriore della F1 87 che accusò un cedimento a Hckenheim,
o il portamozzo della stessa vettura che si ruppe a Imola.
|
 |
|
La
vibrazione emessa dal motore è quasi del tutto assente ma il
motore c'è e si sente! Il suono che emette è decisamente forte
ma riempie le viscere e scalda il cuore… è un Ferrari ed è un
V12! il frazionamento preferito dal "Fondatore"
e mi fa piacere pensare che il motore sia proprio come Lui voleva
fosse realizzato, come se fosse stato Lui dalla finestra del
suo ufficio ad ascoltarne il suono provenire dall’officina e
dire solo: “Va bene”, come faceva per tutte le vetture che uscivano
dal Suo Atelier.
|
 |
Compare
lo snorkel
Nei test di Imola del maggio 1989 viene provata la nuova
presa d' aria alta per l'alimentazione. Mansell fa pochi
giri ma con risultati positivi. La temperatura dell'aria
risulta inferiore e buona anche la velocità massima, 312
kmh contro i 303 raggiunti da Berger nelle qualifiche del
GP di San Marino.
La configurazione aerodinamica assume così la sua veste
generale definitiva. Con questa soluzione la 640 correrà
fin dal Gran Premio del Messico.
Durante
questi test vengono pure adottati i doppi scambiatori di
calore. |
 |
 |
Costruita
inizialmente in un blocco unico, con un disegno raffinato
ma poco pratico, a partire dal Gran Premio del Canada
la presa d'aria venne sdoppiata, riprendendo lo schema comunemente
seguito dagli altri progettisti, con "un' anima"
separata dalla carrozzeria. Uno degli errori che vennero
rimproverati a Barnard fu proprio il ritardo con cui decise
di optare per la soluzione della presa d'aria alta in luogo
delle NACA laterali. Lo stesso discorso vale anche per la
scelta degli scambiatori di calore. La 640 aveva forse uno
dei suoi pochi limiti proprio nell'incompleta ricerca sui
flussi interni. |
|
Arrivo alla prima curva, una sinistra a 90°. A debita distanza
alzo il pedale dell’acceleratore ed è come se avessi eseguito
una frenata decisa con una macchina da strada. La resistenza aerodinamica
si fa sentire.
Immediatamente
premo il pedale del freno ma ho una strana sensazione: la macchina
non frena! sembra di guidare sul ghiaccio. Inconsciamente
premo di più sul freno e dopo qualche istante la macchina
frena bruscamente sin quasi ad arrestarsi, mentre levo 2 marce
per arrivare alla seconda. Nel contempo le cinture di sicurezza
mi entrano praticamente nella cassa toracica. Anche i G si
fanno sentire! Questo succede perché i freni in carbonio sono
freddi e non hanno capacità frenante ma nel momento in cui raggiungono
la temperatura d' esercizio la frenata diventa brutale!
Col
secondo rapporto inserito butto letteralmente la macchina in curva,
la 640 entra sbandando leggermente sulle quattro ruote contemporaneamente,
segno che le gomme slick sono fredde ma è normale, non sono
state pre-riscaldate come il motore.
|
 |
|
Il
volante è pesante e si deve esercitare una decisa forza
per far ruotare le gomme lisce. Si sente però che l’avantreno
è sincero, l’impronta degli slick ti fa subito prendere
confidenza con la vettura.
A
centro curva affondo leggermente sull’acceleratore e il
motore prende giri in pochi istanti costringendomi a inserire
già due marce all’uscita della piega e facendo letteralmente
schizzare la “Papera” sul breve rettilineo successivo come
una palla di fucile. La ripresa da regimi di rotazione oltre
i 7.000 è paurosa, rabbiosa, mi sembra di entrare nel carbonio
dietro le mie spalle.
Arrivo
alla curva successiva, una piega a destra simile ad una
curva da 3^ piena, e stavolta voglio provare ai tirare la
staccata, quindi freno leggermente di meno, ma più sotto
la curva levando 2 rapporti ma Il posteriore parte. Controsterzo
alzando il piede dal freno e giocando con l’acceleratore…
troppo tardi, mi fermo in senso contrario a dove provenivo.
Cerco
subito di raddrizzare la vettura, ma le manovre a bassissima
velocità sono esasperanti. Lo sterzo è di una pesantezza
unica ma ce la faccio. Percorro la curva a velocità ridotta
e, appena oltre, pesto subito sull’acceleratore salendo
di marcia e prendendo a zuccate il poggiatesta. Le gomme
sono ormai calde, come anche i freni e alla
curva successiva ritento la staccata ma non al limite.
Freno scalando, inserisco la macchina e dal punto di corda
riaccelero.
Guardo
per la prima volta negli specchietti esterni. La visibilità
è pessima (sono più piccoli di quelli imposti dalla Federazione
in questi ultimi anni) e buono spazio della visuale è occupata
dall’ala posteriore. In compenso però, la visibilità
anteriore è ottima, si vede perfettamente dove passano le
ruote, a differenza delle monoposto attuali che,col muso
rialzato, non offrono una buona visibilità.
A
questo punto ormai le emozioni provate precedentemente hanno
lasciato spazio alla determinazione di fare bene e cerco
nuovamente di portare al limite la vettura. Quindi mi metto
d’impegno per le ultime curve.
L’importante,
mi dico, è prendere il ritmo e valutare le distanze… VALUTARE
LE DISTANZE? sembra quasi che sia la curva a gettarsi verso
di me e non io che mi ci avvicino!
|
sopra
- Larini si prepara al possibile esordio in Messico.
Dopo l'incidente di Imola non si è ancora sicuri che Berger
possa correre e ci si prepara per la sua sostituzione. Il
pilota austriaco però recupererà.
sotto
- Al GP del Messico la 640 corre la sua prima gara con la
nuova presa d'aria. Si noti l'estrema pulizia del retrotreno,
con la sagoma a "coca cola" che lo stesso Barnard
aveva introdotto nel 1983 sulla McLaren
|
|
 |
|
|
Comunque
ci provo. Freno, scalo, entro in curva e per la prima volta riesco
a valutare il rollio della monoposto... insomma “rollio”, in pratica
sono le gomme esterne che si comprimono sotto effetto della accelerazione
laterale. La macchina però viaggia quasi del tutto parallela
al terreno, anche perché la barra di torsione è tarata sul massimo
grado di rigidità , almeno così mi è stato detto. L’aderenza al
suolo fa rizzare i capelli (calcolando che ne ho molto pochi!),
sembra di poter affrontare la curva alla velocità che si desidera.
La monoposto comunque percorre la curva proprio come volevo venisse
affrontata.
|
Sul
lato destro dell’abitacolo della 640 si trova la leva per
la regolazione dell’altezza da terra dell’avantreno. Questa
leva era presente sulle monoposto sino a quando la Federazione
bandì le sospensioni attive e impose che non potesse avvenire
nessuna variazione di assetto durante le gare, tranne ovviamente
l’aumento della distanza dal suolo a causa dello svuotamento
del serbatoio.
Il
comportamento in curva è sinceramente neutro anche se la
monoposto tende appena appena a beccheggiare per via del
molleggio delle gomme. Riesco ad uscire indenne dalla curva
e un’esaltazione improvvisa mi scuote le ossa e penso: "zio
fagiano!" Quei due disperati (Mansel e Berger) dovevano
proprio divertirsi guidando questa vettura!
Affronto
l’ultima curva, che mi porta verso la fine di questa avventura,
ancora più esaltato di quella precedente e all’uscita mi
fermo: voglio provare la “partenza”. Premo a fondo la frizione
e inserisco la 1^. Porto il motore verso i 10.000 giri e
rilascio il pedale. Per i primi 20-30 metri la macchina
avanza pattinando lasciando una strisciata fumante di gomme.
Superati i 90Km/h l’aderenza generata dal fondo piatto e
dalle ali comincia a schiacciare la vettura al suolo e la
trasmissione dei cavalli sul terreno diventa tremenda. Ho
quasi la certezza di entrare nel carbonio e di finire sull’ala
posteriore!
Rallento per portarmi verso il bordo pista,mi fermo e stacco
il contatto dell’alimentazione elettrica al motore che si
ammutolisce. Purtroppo la pacchia è finita.
Scendo
fradicio di sudore, un pò per l’emozione e un pò per lo
sforzo necessario per guidare questa monoposto “arcaica”
. La osservo ancora e noto che dai cerchioni esce
un leggero fumo azzurrognolo. Lo stesso fenomeno osservo
dallo scivolo posteriore e dall’airscope.
|

Berger a Monza:
dall'alto si nota meglio il caratteristico andamento curvilineo
delle fiancate e la posizione "stretta" delle
prese d'aria per i radiatori. |
|
Dopo le qualifiche per il GP d'Ungheria Mansell è solo dodicesimo.
Molti però nutrono grande fiducia: le gomme da tempo non vogliono
saperne di andare e il pilota inglese ha rinunciato a cercare
di migliorare la propria posizione per effettuare una lunga serie
di giri con le gomme da gara, alla ricerca dell'assetto migliore
per la sua 640, che monta l'alettone triplano per i circuiti tortuosi.
Il lungo lavoro svolto in accordo con Barnard porta i suoi frutti
e Mansell riesce a correre tutta la gara con gomme morbide, rendendosi
protagonista di una rimonta entusiasmante, con una lunga serie
di sorpassi, l'ultimo dei quali su Senna nel corso del 58° giro,
agevolato dal doppiaggio di Johansson. Sarà una
delle vittorie più belle di nella carriera Nigel Mansell.
|
La monoposto riposa ma a me sembra che
invece voglia continuare a scatenarsi in pista. Mentre il meccanico
prepara la macchina per il titolare, aggiungendo carburante e
posizionando dei ventilatori alle prese d’aria delle fiancate,
cerco di riprendermi dall’emozione. Sono sceso dalla monoposto
ormai da qualche minuto ma non riesco a smettere di tremare per
le emozioni provate e ho bisogno di sedermi e bere qualcosa.
Tornando
a casa il pomeriggio in autostrada, guidando la misera Laguna
SW 2300 Td aziendale mi sembra di avere tra le mani un trattore.
Avevo la sensazione che tutte le cose andassero al “rallentatore”
ma è normale.
Tutto
me stesso era rimasto nell’abitacolo di quel concentrato di tecnologia
che solo dalla Ferrari poteva essere partorito. Il giorno dopo
avverto leggeri dolori al collo, alla schiena e alle braccia
ma sono contento di averli.
|
|
Che
dire?. Ho fatto solo un giro, nemmeno 2 Km in un aeroporto
per aerei da turismo. Ogni tanto mi ricordo di quella lontana
mattina, e ancora adesso dei brividi di emozione mentre
scrivo queste righe. Ci sono avvenimenti nella vita di una
persona che possono provocare emozioni anche a distanza
di anni e anche se il momento vissuto non è che un istante
della propria vita.
Calarsi
nell’abitacolo di una vettura che rappresenta una pietra
miliare nella storia dell’automobilismo sportivo, indipendentemente
da chi sia stato il costruttore, credo che per un semplice
appassionato sia fonte di emozioni che possono essere descritte
solo approssimativamente. Io ci ho provato. Spero di esserci
riuscito.
Driver1972
|
|

 |

sinistra
- Nel GP del Portogallo, dopo una partenza folgorante, Berger
viene raggiunto da Mansell, che riuscirà anche a superarlo ma
vincerà l'austriaco davanti a Prost. All'Estoril la Ferrari
640 raggiunge la sua terza vittoria e l' apice della competitività,
dominando con grande autorità le McLaren.
sopra - Il GP portoghese passerà
però alla storia soprattutto per l'incidente tra Mansell e Senna.
Rientrato ai box per il cambio gomme, Mansell arriva lungo, superando
la postazione dei meccanici. Nella foga percorre alcuni metri
in retromarcia, mentre i meccanici accorrono per sospingerlo nella
corretta posizione. La manovra non pare eccessivamente pericolosa
ma scatta lo stesso la squalifica. Mansell però, una volta ripartito,
non vede o ignora la bandiera nera che gli viene ripetutamente
sventolata sul traguardo e prosegue la sua corsa fino ad arrivare
all' attacco Senna. Il brasiliano non cede e il contatto è inevitabile.
Scoppieranno furibonde polemiche e Mansell verrà squalificato
per la corsa successiva in Spagna.
sinistra
- L'ultima gara della 640. Mansell tamponato da Piquet durante
le prove del GP d'Australia sta rallentando per rientrare ai box
con la vettura danneggiata. In una corsa segnata dalla pioggia
sia Mansell che Berger finiranno fuori pista.
sotto
- Mansell a Imola, sarà il primo dei numerosi ritiri dovuti
a un guasto al cambio. |
|
Le cifre della Ferrari 640:
- 16
Gran Premi disputati
- 30
vetture partite
- 1126
giri
- 3
vittorie
- 4
giri più veloci in gara
- 20
ritiri
- 59
punti
|
|
Mansell |
6 |
1 |
3 |
r |
5 |
r |
3 |
r |
4 |
r |
5 |
s |
3 |
2 |
3 |
2 |
3 |
3 |
12 |
1 |
6 |
3 |
3 |
r |
3 |
s |
- |
- |
4 |
r |
7 |
r |
Berger |
3 |
r |
5 |
r |
- |
- |
6 |
r |
8 |
r |
4 |
r |
6 |
r |
4 |
r |
4 |
r |
6 |
r |
3 |
r |
2 |
2 |
2 |
1 |
2 |
2 |
3 |
r |
14 |
r |
|
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
Q |
G |
BRA |
RSM |
MNC |
MEX |
USA |
CAN |
FRA |
GB |
GER |
UNG |
BEL |
ITA |
POR |
SPA
|
GIAP |
AUS |
Mansell |
109 |
109 |
109 |
109 |
109 |
109 |
109 |
109 |
109 |
108 |
112 |
112 |
112 |
- |
112 |
112 |
Berger |
108 |
108 |
- |
110 |
110 |
110 |
110 |
110 |
110 |
109 |
108 |
112bis |
112bis |
112bis |
112bis |
112bis |
muletto |
107 |
107 |
108 |
108 |
108 |
108 |
111 |
111 |
111 |
111 |
109 |
109 |
109 |
109
? |
109 |
109 |
scorta |
|
|
110 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
? |
|
|
|
Nella tabella sopra sono riassunti i risultati (in Qualifica
e in Gara) e l'attribuzione dei sette telai della 640
impiegati nella stagione 1989. Per scaramanzia il settimo telaio
venne classificato 112b is e non 113.
sinistra -
Prost nell'abitacolo della 640 all'Estoril
dove spiccherà il miglior tempo nei test del dicembre 1989.
sotto
- Gianni Morbidelli in prova a Fiorano nel novembre 1989.
Ingaggiato come collaudatore ottenne subito ottimi tempi.
|
|
|
|
Ottimi
frutti diede il lavoro di sviluppo sul propulsore classificato
0/35. Il V12 3500 che per la Ferrari segnava il ritorno all'aspirato,
alla presentazione venne accreditato di una potenza che si aggirava
attorno ai 620cv. Al termine della sua evoluzione avvenuta al
GP d'Italia, i cavalli avevano toccato in prova quota 663cv. La
massima potenza veniva raggiunta a un regime che si aggirava attorno
ai 13000 - 13200 giri Grazie poi a una completa revisione della
distribuzione e della fluidodinamica interna, oltre all'impiego
delle fibre di carbonio, il motore, che pesava all'inizio 141
kg, venne alleggerito progressivamente di ben 5 kg.
La tabella sottostante sintetizza l'evoluzione del V12 0/35 nelle
5 tappe fondamentali del suo sviluppo nella stagione 1989.
A Monza si raggiunsero anche i migliori risultati in termini di
cx. |
 |
|
IMOLA |
LE
CASTELLET |
SILVERSTONE |
HOCKNHEIM |
SPA |
MONZA |
prova |
gara |
prova |
gara |
prova |
gara |
prova |
gara |
prova |
gara |
prova |
gara |
vel.
km/h |
303.8 |
300.1 |
288.1 |
289.4 |
307.5 |
306.7 |
318.5 |
317.2 |
310.1 |
pioggia |
320.6 |
314.1 |
pot.
cv |
633 |
609 |
642 |
635 |
647 |
638 |
648 |
637 |
653 |
663 |
638 |
Facendo
un'analisi globale, si può affermare che la 640 sia stata una
delle Ferrari di F1 più efficaci ed equilibrate della storia.
In essa Barnard seppe armonizzate le caratteristiche delle sospensioni
con quelle aerodinamiche, tanto che le qualità della 640 emergevano
proprio in condizioni critiche di aderenza, come per esempio in
Ungheria. Dal punto di vista telaistico è stata probabilmente
la migliore monoposto prodotta dalla Ferrari fino ad allora e
per la prima volta da quando la supremazia era passata nelle mani
della scuola inglese, si poté dire che quello della Casa del Cavallino
fosse il miglior telaio della F1. |
|
 |
Le
difficoltà incontrate, non del tutto attese dopo la straordinaria
vittoria nella gara d'esordio, si concentrarono soprattutto
su due aspetti: la solidità strutturale di alcune parti
e le temperature d'esercizio del cambio o degli elementi
ad esso annessi. Per diverso tempo si lasciò anche aperta
la possibilità di un ritorno al cambio meccanico, dato che
alcuni tecnici non nutrivano grande ottimismo sulle possibilità
di superare gli evidenti problemi presentatisi nel corso
dell'intera stagione.
Il grosso limite fu dunque l'affidabilità del nuovo
cambio, che non si seppe forse collaudare adeguatamente
al di fuori delle competizioni e sconsolanti scene come
quella ritratta nella foto a sinistra, che documenta
il ritiro di Berger nel Gran Premio di Francia sul circuito
Le Castellet per l'ennesima rottura del cambio, si ripeterono
con frequenza disarmante. Quasi tutti i numerosi ritiri
sono infatti dovuti a cedimenti di questo particolare o
di parti ad esso legate, in primo luogo l'alternatore, per
il quale non si trovò una dislocazione del tutto soddisfacente,
venendo anche abbandonata l'idea del suo inserimento
nella V del motore. Con la 640 si posero comunque le basi
per la stagione successiva , nella quale, anche senza l'ausilio
di Barnard sostituito da Enrique Scalabroni, la Ferrari
sfiorò il titolo mondiale con la 641 di Prost. |
|
|
 |
J.J
Letho
venne assunto alla Ferrari con il ruolo di collaudatore e sarà
proprio lui, mercoledì 23 agosto 1989, a provare il cambio
meccanico sulla
639
usata come laboratorio per le innovazioni
da portare sulla 640. Era sempre un cambio a sette rapporti, evoluzione
meccanica del cambio elettronico. In 2 ore Letho percorse quel
giorno circa 120 km ma Il risultato non fu particolarmente positivo.
Anche se più leggero di circa 15kg, si notava un maggior calo
di regime nelle cambiate in fase di accelerazione rispetto a quanto
ottenuto col cambio semiautomatico. |
Ingaggiato dalla McLaren per la stagione 1990, Berger provava
per la prima volta la sua nuova vettura nel novembre del 1989
a Suzuka. Percorsi un centinaio di km , riportava le sue
prime impressioni, presentando anche un interessante confronto
tra la MP/4 e la Ferrari 640: "...ho scoperto
che il motore Honda non è poi così superiore a quello Ferrari
in fatto di potenza massima. Le differenze sono più evidenti in
fatto di guidabilità: il 10 cilindri giapponese è molto più progressivo
e consente una migliore utilizzazione. A Maranello, comunque,
sono meno lontani di quanto pensassi. Anche a livello telaistico
sono rimasto ben impressionato dalla Mp4/5: se devo essere sincero
non me la aspettavo così buona. Credevo che i meriti del motore
contassero di più nell'economia del risultato. Ora, però, posso
confermare che il telaio di Barnard è indiscutibilmente il migliore
del "circus". Attualmente in F.1 non c'è scocca che
possa eguagliare quella della Ferrari."
|
|
Torna
a "Pensieri" di Luigi Papetti
I diritti d'autore delle immagini appartengono
ai legittimi proprietari
Pagina
pubblicata il 17/3/2009
|