Breve
storia di un successo mediatico e di un assegno "sparito" |
Nuvolari
alla Coppa Vanderbilt del 1936 festeggia
la vittoria
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La
Coppa Vanderbilt nacque nel 1904 su iniziativa di William K.
Vanderbilt gentleman driver grande appassionato di auto da corsa
e nipote del multimilionario, in dollari, Cornelius Vanderbilt
magnate della finanza americana.
Dopo aver gareggiato nel 1903 in Europa senza molto successo,
William Vanderbilt decise di creare negli Stati Uniti una corsa
simile alla franco-americana Coppa Gordon Bennet (riservata
alle squadre nazionali) mettendo in palio un trofeo che desse
lustro al suo casato. Le prime edizioni della Coppa Vanderbilt
si svolsero a New York, su un circuito cittadino di circa 6,4
Km. da ripetersi per 75 volte ricavato dalle strade di Long
Island, con la partecipazione di molte auto europee e dei migliori
piloti dell’epoca.
Dal 1911 la corsa abbandonò New York per trasferirsi
in California; i vincitori delle prime edizioni furono piloti
e macchine del vecchio continente, poi nel 1908 il pallino passò
nelle mani dei piloti USA quando s’impose G. Robertson
sull’americana Locomobile e via via di seguito sino al
doppio successo di Ralph De Palma su Mercedes nel 1912 e nel
1914 e di Dario Resta su Peugeot nel 1915 e nel 1916.
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LOCOMOBILE
"Old Sixteen" - Coppa Vanderbilt 1908 |
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I
nomi di questi ultimi, vincitori anche della 500 Miglia d’Indianapolis,
tradiscono la loro origine italiana.
Per la concomitanza di molte altre grandi gare (Indy ed i GP)
e per gli eventi bellici, nel 1916 ebbe termine la corsa voluta
da William Vanderbilt.
Fu il nipote George a reintrodurre la Coppa nel 1936 e nel 1937
sempre sul tracciato cittadino di New York denominato Roosevelt
Field.
La prima Coppa George Vanderbilt prevista per il 12 Ottobre1936
si presentò come la corsa più ricca della storia
con un montepremi di 85.000 dollari, cosa che richiamò
l’attenzione di molte scuderie europee, prima fra tutte
la Ferrari.
La distanza da percorrere era la classica di 75 giri, 300 miglia
pari a 479 Km., praticamente la stessa distanza del GP d’Italia
disputatosi esattamente un mese prima e che vide l’affermazione
di Bernd Rosemeyer su Auto Union C 6 lt. davanti all’Alfa
Romeo 12C-36 4,1 lt. di Tazio Nuvolari, unico pilota a non essere
doppiato dall’amico rivale e campione tedesco.
La Scuderia Ferrari inviò a New York tre 12 cilindri
rispettivamente per Nivola, “Nino” Farina e Tonino
Brivio ed un muletto 8 cilindri dell’anno precedente (che
fu usato da Nuvolari, non soddisfatto del funzionamento del
motore della sua auto da gara, nel corso delle prove). Il mezzo
di trasporto non poteva essere altri che la nave e la scelta
cadde ovviamente sulla nave più veloce del mondo, il
transatlantico Rex detentore del record d’attraversata
dell’Oceano Atlantico. Anche questo contribuì alla
risonanza del grande evento mediatico-sportivo che però
vide in ultimo la rinuncia della squadra Auto Union, uscita
malconcia per l’usura dei motori dal GP di Monza, e della
Mercedes che stava riprogettando le proprie ”frecce d’argento”.
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Scuderia
Ferrari - Alfa Romeo 12 C 4,1 lt. - 1936 |
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Gli avversari della Ferrari erano quindi le Bugatti T59 4,7
lt. di Jean-Pierre Wimille, la T51 di David Evans, le ERA di
Fairfield, lord Howe e Lewis, la Maserati di “Phi-phi”
Etancelin e l’Alfa P3 di Raymond Sommer, oltre ad un nutritissimo
stuolo di vetture americane tipo Indy e dirt-track in cui spiccavano
i nomi dei futuri tre-volte vincitori della 500 Miglia Wilbur
Shaw e Mauri Rose, per un incredibile totale di 45 concorrenti!
La corsa è un monologo delle Alfa-Ferrari, ma Farina
deve ritirarsi al 17° giro per rottura dello sterzo, mentre
Brivio al 72° giro è costretto ai box per una perdita
di benzina che gli fa perdere la bellezza di nove minuti ed
il secondo posto a vantaggio di Wimille. Il primo posto non
era mai stato in discussione, dall’inizio alla fine un
solo leader: Tazio Nuvolari, nonostante che dopo il rifornimento
di metà corsa il suo motore funzionasse ad undici cilindri.
Primo Nuvolari alla media di 104.76 Km/h, secondo Wimille ad
8’15”, terzo Brivio a 13’, quarto Sommer a
14’15”; Bill Cummings su Miller-Offenhauser, primo
degli americani, si piazza settimo a 24’59”. Una
corsa facile praticamente senza avversari, ma è l’Italia
del ventennio che espugna il colosso americano e la stampa dà
alla vittoria una risonanza straordinaria, infondendo in tutti
gli Italiani un’emozione irripetibile; anche i giornali
americani tributano un vero trionfo al Mantovano Volante sottolineando
la sua modestia nel ricevere l’astronomico assegno per
il vincitore di 32.000 dollari (del 1936) ed ovviamente la sua
ineguagliabile abilità di guida.
Nivola dando un’ulteriore prova del suo grande carattere
nei giorni successivi si cimenterà anche in una gara
di dirt-track per accontentare gli Italiani d’America
che lo vorrebbero ovunque con loro; ma leggiamo un commento
sulla Coppa Vanderbilt scritto di suo pugno: “La corsa
di Roosevelt Field è stata tutt’altro che facile.
La pista (quasi tutta non asfaltata) dopo pochi giri era piena
di buche: bisognava scansarle e passare sul terriccio smosso
per evitare di scassare la macchina. I miei avversari, parlo
degli americani, sono ottimi guidatori e soprattutto temerari.
Come sistema di corsa rischiano sempre: questa è la loro
abitudine. Parecchi di loro hanno sul viso le cicatrici di paurose
cadute. – Tazio Nuvolari – "
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A
bordo del Rex : Brivio, Nuvolari,
Farina, il Cav. Bazzi e Canestrini |
Il
Daily News riporta la vittoria |
La
prima pagina del Daily Mirror
George Vanderbilt e Nuvolari |
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L’assegno di 32.000 dollari fu poi ritirato dal d.s. “Maestro”
Nello Ugolini che lo mise in una cassetta di sicurezza dell’hotel
dove alloggiava la squadra e che, quando chiese alla reception
la chiave per ritirarlo in vista del rientro in Italia, scoprì
che il forziere era vuoto! Incredibile, ma si trattava fortunatamente
di un equivoco: ad Ugolini era stata data la chiave di un’altra
cassetta, risolvendosi così tutto in una grande risata
e qualche capello bianco in più per il povero Nello.
Nuvolari, cui spettava una cifra oscillante tra il 40 ed il
50 per cento della somma vinta, commentò serafico: “Peccato
mi sarebbe piaciuto vedere la faccia di Ferrari alla notizia
che i 32.000 dollari erano spariti”.
Termina così la storia di una grande vittoria sia pure
non certo paragonabile a quella del 1935 al Nuerburgring nel
GP di Germania, ma per gli aspetti agonistici simile in un certo
senso alle vittorie stabilite a tavolino al GP di Tripoli.
Correva l’anno 1936 e già allora i media potevano
far diventare di risonanza mondiale un normale successo sportivo
e potevano far passare inosservato il successo del 1937 nell’ultima
edizione della Coppa Vanderbilt dell’Auto Union di Bernd
Rosemeyer, mentre la non competitiva 12C-37 Alfa Romeo-Ferrari
di Nuvolari era costretta mestamente al ritiro.
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11
ottobre 1936 - Roosvelt Raceway New York
Tazio Nuvolari in prova su Alfa Romeo 8C - 3900 cc del
1935
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Lo
scritto di Nuvolari è tratto da: Nuvolari di S. Busi
- Cappelli editore 1965
Testo, modelli e foto di Franco Gallo |
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pagina publicata il 23/11/2005
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