#1 |
|
|
John
Day chi era costui? E’ la domanda che molti giovani
appassionati di modellismo 1:43 si porranno ora, ma a cui tutti
gli spotter con qualche capello bianco risponderebbero senza
esitazioni: era il nostro mentore, colui che ci ha permesso
di avere tra le mani i modelli di quasi tutte quelle auto che
sino agli inizi degli anni ’70 avevamo visto solo in fotografia
sui libri d’argomento automobilistico sportivo.
I kit di John Day furono svelati al grande pubblico da una mostra
di Quattroruotine tenutasi nel 1972 nei locali
della nota concessionaria (all’epoca) di auto inglesi
Bepi Koelliker a Milano in Piazza San Babila, dove oltre ai
già famosi modelli di Michele Conti,
Manuel Olive Sans e Carlo
Brianza apparvero magistralmente montati da Ugo Fadini
i kit dell’artigiano inglese. |
Già
ma che cos’era un kit? Una bustina contenente un
certo numero più o meno alto di pezzi di metallo
bianco, comprese le ruote ed i pneumatici che la tecnologia
del momento non permetteva essere di gomma, con delle
enormi sbavature e veri e propri buchi nella struttura
dei modelli causati dal ritirarsi dello stampo; un foglietto
di sommarie istruzioni ed un piccolo riquadro di carta
con le opportune decals ad acqua completavano la confezione.
A distanza di qualche tempo dalla mostra che ci aveva
folgorato, AUTOSPRINT dedicò una doppia pagina
a colori ai kit di John Day e soprattutto ci indicò
dove poterli acquistare, cioè il negozio di Greilsamer
in Boulevard de Sebastopol a Parigi. Allora non esisteva
Internet e la vendita per corrispondenza con l’estero
non si poteva praticamente effettuare per le rigidissime
restrizioni valutarie imposte a causa della drammatica
situazione inflazionaria della nostra moneta. |
|
|
|
E’
inutile dire che Blvd. de Sebastopol (che si trova in pieno
centro parigino) divenne la meta più agognata di ogni
appassionato collezionista, che non si poteva ancora definire
modellista, ed anche la meta di molti week-end con le notti
trascorse sui treni (Milano-Parigi si percorreva in circa dodici
ore contro le attuali sette dei TGV).
Sullo slancio di John Day seguirono altri kit 1:43 sempre costruiti
artigianalmente, i similari Mikansue di Mike
e Sue Richardson, i kit estremamente grezzi
del cappellano Paddy Stanley
e gli Auto Replicas di Barry Lester
di migliore fattura e più facile montaggio.
|
La Duesenberg Grand Prix de France 1921 fu uno dei primi modelli
realizzati da John Day, modello che ancora adesso affascina
per il suo stile yankee importato sulle piste europee.
|
|
|
|
L’epoca
dei pionieri dei Grand Prix fu tutta appannaggio del nostro
uomo che innescò una nuova era nei negozi di modellismo
(uno per tutti Zeppelin di Emilio Re)
e nei loro clienti che vivevano sulle novità die-cast
di Solido e sulla affannosa ricerca delle già
quasi sparite Mercury e Dinky Toys. |
|
La
qualità della Fiat di Bordino era decisamente scarsa,
ma l’Alfa P2 di Ascari costituiva un piccolo gioiello
che nulla ha da invidiare all’attuale realizzazione di
Minichamps. |
|
|
|
|
|
|
|
L’attenzione
di John Day non poteva non concentrarsi sulle
auto tedesche d’anteguerra, le famose “Frecce
d’Argento” Mercedes ed Auto Union. |
|
|
|
|
|
|
|
Al
cappellano militare Paddy Stanley è dovuta la realizzazione
di qualche sommario kit sempre legato alle Frecce d’Argento. |
|
|
|
Anche
Barry Lester con le sue Auto
Replicas, stivate nelle accattivanti
scatole cilindriche, s’appropriava di una buona
fetta di mercato realizzando modelli d’epoca con
particolare attenzione alle vetture inglesi. |
|
|
|
|
|
|
|
Le
linee purissime dei modelli John Day non lasciano trasparire
l’età e probabilmente servono da guida per
le attuali realizzazioni die-cast.
Alltra grande realizzatrice di stupendi modelli (ovviamente
una volta sgrezzati, montati e verniciati) fu la Western
Models cui si deve il grandioso ed imponente
Bluebird e tutta una serie di “Mostri di Brooklands”.
|
|
|
E gli italiani? Ecco apparire il primo costruttore
nazionale di kit, la FDS di Francesco
de Stasio; l’opera prima fu
una non certo eccezionale Itala Grand Prix
(l’auto vera è esposta al Museo di Torino).
|
|
|
|
|
Ancora
uno dei primi pesantissimi kit FDS, il “Bisiluro
Taruffi” reso famoso dalle apparizioni televisive
nel programma Telematch condotto da Enzo Tortora sul finire
degli anni ’50. |
|
|
|