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500
Miglia di Indianapolis 1952 |
Maranello - Italia, maggio 1952
Dietro
la sua scrivania Enzo Ferrari pensa e ripensa ai motivi che
lo hanno convinto ad accettare una simile trasferta a stelle
e strisce. L’amico Chinetti ha insistito a lungo e come
potergli dire di no, dopo che a gennaio il magnate Gerry Grant,
presidente della Grant Piston Ring Company,
gli ha fatto visita dandogli l’apporto finanziario di
cui Ferrari ha bisogno?. Inoltre un po’ di pubblicità
oltre confini non farà di certo male. Poi c’è
Lui, il futuro e nostrano Campione del Mondo di F1 che ha tanto
insistito in una partecipazione. Con Farina (che poi declinerà
l'incarico) ed altri due americani si cimenterà nel catino
dell’Indiana. Come fallire, come digli di no? Anche la
vicina Maserati si è cimentata nel catino dell’Indiana
direttamente o fornendo i motori nel 1930, dal 1937 al 1941
e dal 1946 al 1951, vincendo nel 1939 e 1940 con Wilburn Shaw.
Però Ferrari non vuole “apparire” troppo,
non vuole farsi vedere grande; lui è un provinciale ed
un artigiano. L’America: mah.....!
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Alberto
Ascari a Indy nel 1952 |
Ascari
in prova con la Ferrari privata destinata a Johnny Mauro |
Ascari
durante le provedella 500 Miglia di Indy. Da notare l'assenza
del cavallino |
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Fatte le valige, il Cav.Bazzi, i meccanici Meazza e Reggiani,
in DS Nello Ugolini e il giornalista sportivo Giovanni Canestrini,
accompagnati da Aurelio Lampredi e da Alberto Ascari, sono partiti
per gli Stati Uniti agli inizi di maggio per prendere confidenza
con la pista. A finanziare la spedizione ci pensò Aldo
Daccò, distributore per l'Italia delle famose candele
Champion.
E poi è sempre una gara valevole ai fini del Campionato
del Mondo. Iniziati i collaudi in terra d'America, i rapporti
telefonici giornalieri con Maranello fanno trapelare pessimismo
dovuto all’eccessivo peso della 375. In effetti 829 kg
stroncano le gambe a qualsiasi buona intenzione. ”Meno
male che ho pensato bene di andare in incognita, dice tra sè
Enzo Ferrari, facendo coprire il cavallino rampante sulle due
fiancate della vettura durante le prove con della vernice bianca.
Darà meno nell’occhio e se la qualifica sarà
buona, lo scopriremo in tutto il suo splendore. Poi c’è
quello sponsor trovato da Chinetti, la Grant Piston Ring, disposto
a riversare migliaia di dollari nell’impresa, che sommato
alla Champion e Mobil, assicureranno la copertura delle spese
di trasferta".
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Alberto
Ascari in gara
con la 375 "Indy" |
La
Ferrari 375 "Indy" prima del via con il cavallino
rampante sulle fiancate e gli sponsor |
Ascari
rompe il mozzo della sua Ferrari al 41° giro |
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Indianapolis Motor Speedway -Indiana -
USA, venerdì 30 maggio 1952
Il
“catino” è gremito all’inverosimile
di folla. Colori, bandiere, gente festosa accoglie i piloti
che si contenderanno la mitica corsa da disputarsi in due rettilinei
e quattro curve per 800 km in senso antiorario, come si usa
da quelle parti. Roba da labirintite per il nostro grande Alberto
Ascari, che pur di partecipare alla corsa oltre oceano, ha rinunciato
al Gran Premio di Svizzera in programma il 18 maggio e per una
volta ha “nascosto” le sue ansie e scaramanzie all’interno
della rossa 375 F1 n°12, ridenominata per l’occasione
“Indy”. Già, è venerdì, ma
Ciccio non deve ricordarselo, non vuole ricordarselo. Gatti
in pista non dovrebbero essercene. L’America è
l’America!.
Dopo avere superato il “rookie test” tenutosi il
10 maggio, Ascari nelle prove di qualificazione del 24 maggio
si piazza 19°, percorrendo i quattro giri ad una media di
216,147 km/h, lasciando la pole a Fred Agabashian su Cummins
Diesel. E poi qui c’è il meglio dell’automobilismo
americano: Ruttman, Connor, Parsons, Rathmann, Bettenhausen
ecc.. La sua vettura è attorniata da Bardahl, Chapman,
Mc Dowell, Morris, Novi ed una miriade di coloratissime vetture
da corsa. Il suo “mostro” può contare su
400 CV a 7.500 giri e su di una cilindrata di 4493 cc., con
un rapporto di compressione passato a 13:1 dagli originali 11:1
della 375 F1. Il telaio è stato sistemato dalla Gilco,
aumentandone l’irrobustimento in previsione delle forti
sollecitazioni di cui la vettura soffrirà durante la
gara, ma aumentandone anche così il peso totale di un
centinaio di chilogrammi.
Scheda
tecnica
Ferrari 375 "Indy" |
Motore |
anteriore
longitudinale - 12 cilindri a V di 60° |
Alesaggio
e Corsa |
80
x 74,5 |
cilindrata
totale |
4493,73
cmc |
rapp.compressione |
13:1 |
Distribuzione |
2
valvole per cilindro |
Alimentazione |
3
carburatori doppio corpo Weber |
Potenza |
400
CV a 7500 giri |
Trazione |
posteriore |
Cambio |
longitudinale
a 4 rapporti + RM in blocco con differenziale autobloccante
ZF |
Sospensioni |
anteriore:
a ruote indipendenti con bracci oscillanti e balestra
posteriore: Ponte De Dion con balestra trasversale |
Gomme
Firestone |
anteriori:
da 16" - posteriori da 18" |
Freni |
a
tamburo |
Dimensioni |
lunghezza:
3.937 mm
larghezza: 1.428 mm
altezza: 960 mm |
Peso |
829
kg |
Esemplari
prodotti |
4 |
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Il
testacoda di Ascari |
Ascari
fermo sul prato del catino di Indianapolis |
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Anche gli pneumatici hanno cambiato “sponsor”, passando
da Pirelli di cui le 375 erano fornite, alla Firestone. Ma purtroppo
il suo motore ha quattro marce, contro le due degli altri concorrenti.
La carburazione non è delle migliori e Ferrari manda
i carburatori quadricorpo Weber richiesti dall’Italia.
Ma gli stessi prendono la via di Saint Louis invece di Indianapolis,
arrivando a destinazione poco prima della gara. Ascari dentro
di lui pensa, sa che l’impresa è ardua con quella
vettura. Dovrà cambiare più degli altri. Walt
Faulkner, pilota americano, dopo aver provato la Ferrari
destinata a Johnnie Parson, disse ai meccanici
di rimetterla sulla nave, tanto a Indy non avrà speranze
di vittoria. Le tre Ferrari private furono destinate a Johnny
Mauro (Kennedy Tank), Bobby Ball (Howard
Keck Special), che dopo avere disputato le qualifiche e non
avere raggiunto la qualificazione, passerà ad una Stevens-Offy
per la gara. Ma la sfortuna si accanirà ancora contro
di lui, facendolo ritirare al 40° giro per noie al cambio,
mentre Johnnie Parson, a cui è stata
destinata la terza Ferrari, prenderà il via con una Kurtis
Kraft Offy, classificandosi 10°.
In gara Ascari si alterna tra l’ottava e la undicesima
posizione fino al quarantunesimo giro, quando la sua vettura,
abbordando la Curva Nord, ha un cedimento del mozzo posteriore
destro. Il testacoda è inevitabile e per Ciccio l’avventura
americana del 1952 termina in un prato di venerdì che
per Ascari non è cosa da poco. La gara verrà vinta
da Troy Ruttman su Kuzma-Offenhauser del team
JC Agajanian in 3 ore 52’ 41”880, seguito da Jim
Rathmann su Kurtis Kraft (Grancor Elgin) a 4’02”329
e da Sam Hanks anch’esso su Kurtis Kraft
del team Ed Walsh a 6’11”610. Il giro veloce è
opera di Bill Vukovich su Kurtis Kraft 500A-Offenhauser
del Team Howard Keck Co. in 1’06”600.
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500
Miglia di Indianapolis 1956 |
Dopo il primo tentativo di “conquista dell’America”,
Enzo Ferrari nei tre anni che precedettero il 1956, ogni tanto
ripensava al qual tentativo “fallito”. A rinverdire
i ricordi di Ferrari ci pensa la Bardahl, la nota azienda produttrice
di lubrificanti americana, che gli propone un “matrimonio”
di un suo motore con un telaio Kurtis Kraft, adatto a ritentare
l’impresa americana di quattro anni prima. Il progetto
americano comprende inoltre che la vettura che si chiamerà
“Bardahl Ferrari Experimental”,
verrà assemblata presso la O.S.C.A. (Officine Specializzate
Costruzione Meccaniche) di Bologna, dopo che i Fratelli Maserati
hanno ceduto la fabbrica alla Famiglia Orsi. Quindi un cocktail
vincente, almeno sulla carta.
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La
descrizione più dettagliata dell’evento la fornisce
il compianto Gino Rancati, che durante una
visita a Maranello nel 1956, si vede davanti un Ferrari abbastanza
convinto della nuova sfida americana. Riportiamo le sue parole
perchè ci sembra il miglior modo per ricordare questo
giornalista e scrittore scomparso, profondo conoscitore del
“fenomeno Ferrari”, mentre descrive la giornata
in questo modo:
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I meccanici controllano la Bardahl Ferrari
Experimental durante le prove
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Giuseppe
"Nino" Farina |
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“Il pilota per Indianapolis? C’è e si
chiama Nino Farina, cuor di leone, campione del mondo 1950 con
l’Alfa Romeo Alfetta 158. Non ricordo se Farina lo suggerì
alla Bardahl lo stesso Ferrari o fosse una scelta della industria
di lubrificanti americana.
Quando intervisto Ferrari non sento parole convinte. Sono parole
di speranza, non di certezza. L’Uomo vede lontano. Leo
Petersen su “La Gazzetta dello Sport” del 22 maggio
1956 scrive da Indianapolis: “ Nino Farina tenterà
sabato prossimo di qualificarsi per Indianapolis e l’impresa
non è facile: 29 dei 33 posti a disposizione sono stati
assegnati e la media di Pat Flaherty, “il rosso”
di Chicago è semplicemente sbalorditiva, con km 234,269
registrata sui giri di pista, pari a dieci miglia”. E
più aavanti: “ Il Campione italiano ha effettuato
46 giri invece dei 55-60 necessari per ottenere il permesso
a tentare le qualificazioni: i tecnici dell’autodromo
più famoso al mondo hanno dichiarato che “per Farina
basta così. E’ uno dei migliori piloti che abbiano
mai girato su questa pista. Non crediamo ci sia complimento
migliore per un conduttore”.
Pochi giorni dopo la Bardahl fa sapere che ci sono difficoltà,
che l’impianto di iniezione è arrivato dall’Italia
troppo tardi, che l’esperienza è poca. Poi in tutto
il team si propaga il nervosismo. Nino Farina ha il suo carattere,
ha fretta, vuole correre. Il capo meccanico Jess Beene risponde
da par suo, lo scontro è inevitabile. Il proprietario
della macchina arriva in volo da Seattle, tenta di calmare gli
uomini, dà la colpa alle lingue diverse che vengono parlate
nella squadra.
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Scheda
tecnica
Bardahl Ferrari Experimental |
Motore |
anno
1955 - tipo 446/Ind 6 cilindri in linea |
Telaio |
Kurtis
Kraft - tipo 500 D |
Alesaggio
e corsa |
102
x 90 |
Cilindrata
Totale |
4412,49
cmc |
Cilindrata
unitaria |
725,41
cmc |
Rapporto
di compressione |
9:1
bialbero 2 valvole per cilindro |
Accensione |
a
doppio magnete |
Carburatori |
Weber
50 DCOA/3 |
Potenza |
360
CV a 6300 giri con sistema di iniezione Hilborn e carburatore
ad alcool 382 CV |
Passo |
2438
mm - 96 pollici |
Carreggiata |
1372
mm - 54 pollici |
Lunghezza
vettura |
4369
mm - 172 pollici |
Freni |
a
disco di fabbricazione americana, diametro 317 mm - 12,5
pollici |
Ruote |
in
lega di magnesio Halibrand |
Pneumatici |
anteriori:
7.60 x 15 / posteriori; 9.00 x 16 |
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Le
pagine rappresentano uno studio condotto dall'autore
sulla partecipazione della Ferrari alla 500
Miglia di Indianapolis e potranno, a seguito
di nuovi accertamenti, subire modifiche atte ad inquadrare
al meglio la verità storica dell'evento.
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Pagina
pubblicata il 6/6/2005 -
ultimo aggiornamento 12/9/2012
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