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La Ferrari vista attraverso Modellismo, Storia e Passione





Enzo Ferrari a Monza

Enzo Ferrari a Monza



Enzo Ferrari di Giovanna Montorsi

Tralascio per un momento le mie peripezie per seguire piloti e Gran Premi, perché vorrei ricordare l’uomo Enzo Ferrari.
Ho già scritto che non ricordo né come né dove ho conosciuto il Commendatore Ferrari, ma sicuramente in una delle mie incursioni all’autodromo, o in casa mia oppure, molto più probabilmente, nello spiazzo della Ferrari dove andavo spesso per accompagnare amici a visitare l’azienda e/o a scroccare distintivi e adesivi da Valerio, il suo segretario personale.
Era un uomo alto, non magro, capelli bianchi, occhiali scuri (alla Gino Paoli), sempre molto gentile con me e con i miei ospiti: mai mancava un battuta o un apprezzamento. Ero giovanissima…i tempi in cui avevo quel flirt platonico con il figlio del Cav. Giberti. Forse furono proprio loro a presentarmi il Commendatore. Mah, non ricordo, ma l’ho sempre visto dai 12 anni in poi!





Enzo Ferrari con la Signora Lina Lardi

Enzo Ferrari con la Signora Lina Lardi


Di lui dicevano che era molto severo e intransigente, ma non me ne sono mai accorta. Anzi, dal momento che l’ho quasi sempre incontrato a colazione o a cena, mi pareva allegro e simpatico. Sono entrata solo una volta nel suo ufficio, naturalmente al seguito di Valerio. Per me era solamente un industriale che stava costruendo un’azienda, bella, bellissima perché piena di automobili, di motori, di gomme e di rumori. Del resto, in quel periodo gli imprenditori erano tanti, compreso mio padre: stavano nascendo le prime ceramiche importanti, le fornaci, i maglifici a Carpi, raddoppiavano i salumifici e Modena diventava sempre più importante.





Enzo Ferrari all'Autodromo Nazionale di Monza

Enzo Ferrari all'Autodromo Nazionale di Monza





Una sera ci invitò tutti a cenare cacciagione al Ristorante Boschetto di Modena. Eravamo tantissimi: io avevo la febbre ma non l’avevo detto per non perdere la serata. Sicuramente c’era mio padre, forse mio fratello, il Cav. Giberti e suo figlio Claudio. La tavolata era grande, ma non ricordo altro che questa mia clamorosa gaffe. Avevo il Commendatore di fronte! Arriva il cameriere con i secondi ed un immenso vassoio d’acciaio pieno di cacciagione (che a me non è mai piaciuta!) e , dopo aver servito il Commendatore, si rivolge a me gentilmente e mi dice: “ Signorina, vuole una quaglia?” Silenzio totale. Io, tranquilla, rispondo: “ Sì, grazie un’ala!”. Scoppiarono tutti a ridere e il cameriere andò a prendere delle forbici e mi mise nel piatto un pezzetto di carne piccola come un pomodorino…non mi vergognai neppure più di tanto perché non avevo capito cosa fosse una quaglia. Ma il Commendatore si ricordò della scena e tutte le volete che lo incontravo, mi chiedeva se avevo voglia di un’ala di quaglia!




Ferrari al volante della sua vettura personale

Ferrari al volante della sua vettura personale




Pochissimo tempo dopo, Enzo Ferrari manifestò tutto il suo burbero affetto per me e per i Giberti. Claudio era venuto al mare con la mia famiglia, prima a Jesolo e poi a Paraggi: i miei genitori l’avevano preso a ben volere ed era quasi un terzo figlio, oltre ad essere un mio fidanzatino ed il miglior amico di mio fratello. Loro forse avevano 17/18 anni ed io 14. Durante quella vacanza a Paraggi, mi innamorai perdutamente di un altro ragazzino che giocava a calcio e lascio Claudio. Tornammo a Modena e lui cercò di telefonarmi e di rivedermi, ma io sfuggivo e scappavo. In un caldo pomeriggio di settembre andai a “nascondermi” in casa della mia migliore amica, Angela Corradini, anche lei figlia di un collaboratore del Commendatore. Stavamo in cucina con la mamma di Angela, quando suonarono alla porta: io e lei scappammo in camera, pensando fosse Claudio. NO! Era Enzo Ferrari in persona che mi cercava per dirmi quanto Claudio era avvilito e depresso. Parlò un po’ con la mamma di Angela poi mi chiamarono e mi fece una bella ramanzina. Girò i tacchi e se ne andò molto contrariato!





Enzo Ferrari in viita al salone dell'Automobile

Enzo Ferrari in viita al salone dell'Automobile




Il Commendatore non amava fare colazione da solo, voleva sempre essere contornato dai suoi uomini, dai collaboratori, dai piloti e dagli amici. Ha sempre avuto un tavolo preparato nella saletta del Ristorante Il Cavallino, era una tavolata grande, per almeno 20 persone.
Ricordo perfettamente che vi erano delle tendine ed una porta che separava il mondo di Enzo Ferrari da tutti i commensali della sala principale......in quest’ultima mangiavano operai, tecnici, curiosi, e tutti quelli che per quel giorno non erano ammessi alla corte del Drake.
Arrivava presto la mattina, accompagnato dal fedelissimo Peppino, suo autista personale che era sempre e solo a sua disposizione, anche a costo di attendere ore: lo ricordo magro, piccolino, anziano e gentilissimo.
Non appena giunto in azienda si dirigeva al Ristorante, forse beveva un caffè, ma non lo so, e con il bravissimo e simpaticissimo Gestore del Ristorante, Oscar, decidevano il menù della giornata. Si doveva andare a colazione tassativamente alle 12.30. Lui si sedeva in mezzo con le spalle al muro e di fronte alla porticina, ascoltava tutti, parlava poco, osservava, dava poco spazio alle polemiche. Il momento doveva essere rilassante e di pura gastronomia. Avevo forse 14 anni e se mio padre o il figlio dell'Ing. Giberti, mi dicevano: "Andiamo a mangiare a Maranello!" ...io ero già seduta....in quella saletta si decideva tutta la logistica per il prossimo Gran Premio: chi andava, chi partiva prima, che albergo prenotare, a chi dare i pass, chi invitare... Si discuteva poco sulle sue decisioni e anche i vari Parkes, Ickx, Amon dovevano capire al volo. Non si parlava inglese, lui non lo conosceva ( o faceva finta di non conoscerlo) e nessuno doveva tradurre!!! Altro che il Sig. Shumacher che si è permesso di stare a Maranello per tanti anni e non pronunciare una sola sillaba in italiano !!! ...io ero felice, sapevo in anteprima tutto, uscivo da quella saletta come se mi avessero rivelato i segreti di Fatima...




Enzo Ferrari con  le sue creature

Enzo Ferrari con le sue creature




Ero già un po’ più grande e l’amicizia con Piero si era consolidata, come i rapporti fra mio padre ed Enzo. Una sera estiva, il Commendatore ci invitò ad andare a cena a Pavullo dove erano Piero e la Signora Lina in vacanza. Cenammo insieme, io, lui, Piero,la signora Lina, mio padre e Parkes, il collaudatore della Ferrari ex-pilota asceso alla rango di autista ed amico del Drake. Uscimmo dal ristorante abbastanza presto e mio padre e il Drake si sfidarono: lui aveva una Ferrari, mio padre una Giulietta. Dovevamo scendere da Pavullo, circa 30 km di curve in montagna, per arrivare fino a Maranello (sempre la stessa strada Statale del Brennero). Cominciò la sfida, vedevo susseguirsi le curve sempre più ripide, sempre più buie, sempre più difficili, non avevo paura. Loro continuavano a superarsi, a suonare il clacson, ad accendere gli abbaglianti. In prossimità di Marnello, proprio nelle ultime curve, mio padre disse: "Lo abbiamo superato..ahaha: era dietro e non lo vedo più, deve aver rallentato...". Noooooooooooo, aveva spento i fari e all'ultima curva ci superò arrivando a Maranello per primo e dire che non amava guidare !!! Aveva battuto un giovane pilota modenese che anche se esperto era un po’ ingenuo!

Ci rivediamo per continuare la mia storia con la F1.







Mike Parkes is looking back. (Photo credits & copyright D.Kutz)



©Giovanna Montorsi





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Pagina pubblicata il 21/3/2013

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