La terra d'America ha sempre portato fortuna a chi la fortuna
l'ha cercata con tutto sé stesso, non regalandosi nulla,
ma costruendo giorno per giorno il proprio destino, sintetizzando
il pensiero che Enzo Ferrari fece suo e che si racchiude in
queste poche parole: "Non esiste fortuna o sfortuna, ma
solo quanto noi abbiamo saputo prevedere e quanto abbiamo fatto
per incrementarla o evitarla".
Luigi Chinetti è uno di questi. Un uomo
che come Ferrari, ha lavorato sodo per diventare in un paese
"non suo", l'importatore principale di tutta la produzione
Ferrari nel nord degli Stati Uniti.
Nato a Milano il 17 luglio 1901 e quindi contemporaneo a tutti
gli effetti di Enzo Ferrari, Chinetti cominciò a lavorare
a 14 anni nell'officina paterna, entrando poi in Alfa Romeo,
dove come meccanico, prestava la sua opera al Reparto Esperienze
della Casa di Arese.
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La
targa posta a Le Mans in onore di Chinetti |
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A
destra, un giovane Chinetti meccanico nel 1928 |
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Trasferitosi in Francia per assistere Antonio Ascari nella gara
di Montlèry del 1925, vi restò poi come meccanico
per assistere le Alfa Romeo vendute dal conte di Carrobio. In
seguito aprìrono un'officina meccanica atta alla vendita
ed assistenza delle vetture e dei motori sportivi e da corsa
del Portello. Quindi Chinetti passò alla vendita delle
vetture in prima persona, attività che negli anni, sarebbe
diventata la sua attività principale. L'epopea "corsaiola"
anteguerra di Luigi Chinetti comincia nel 1925 con una sei
ore a Parigi. Ma è nel 1932, con la vittoria
alla 24 Ore di Le Mans in coppia con Raymond Sommer,
che si prende il lusso di battere la squadra ufficiale Alfa
Romeo. Nel 1933 giunge secondo alle spalle di Nuvolari e ancora
nel 1934, in coppia con "Phiphi" Etancelin,
rivince la classica gara, salendo agli onori della cronaca sportiva.
Prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Chinetti
lasciò Parigi per partecipare a Indianapolis come manager
dell'Equipe di Madame Schell. Ritorna nel vecchio continente
soltanto nel 1949 e approda a Maranello per acquistare una vettura
da Enzo Ferrari, persona con gli stessi interessi e probabilmente
le stesse vedute nel campo automobilistico. Ferrari fu ben lieto
di vendere all'ormai quasi cinquantenne Chinetti una 166
MM berlinetta, sapendo i fini dell'acquisto: correre
ancora a Le Mans. La Ferrari era nata come casa costruttrice
di autovetture da appena due anni e il fiuto rinomato di Ferrari,
capì al volo l'importanza della vendita e la popolarità
che avrebbe avuto la sua Azienda in caso di affermazione a livello
internazionale. Il 26 giugno 1949 alla media di 132,42 chilometri
orari, la rossa berlinetta Ferrari tagliava il traguardo a Le
Mans, regalando a Chinetti e Ferrari una pubblicità
internazionale enorme.
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Lord
Seldson, copilota della Ferrari n° 22, si accontentò
di guidare la sua vettura per una sola ora, lasciando al focoso
Chinetti la guida per le altre 23 ore. Due settimane dopo, il
9 e 10 luglio alla 24 Ore di Spa, Chinetti
questa volta in coppia con Jean Lucas, fece
il bis con la stessa vettura. Il nome della Ferrari cominciava
a circolare negli ambienti automobilistici sportivi mondiali.
Ancora una volta Ferrari aveva visto giusto.
Nel 1951 Chinetti ritorna alle corse partecipando alla Carrera
Panamericana con una Ferrari 212 Export
della Scuderia milanese Guastalla di Franco Cornacchia, in coppia
con Piero Taruffi. Dopo sei giorni di massacrante
corsa e 3068 km percorsi su strade sterrate, la Ferrari n°
34 taglia il traguardo di Ciudad Juarez davanti
alla Ferrari di Ascari-Villoresi. Dopo quella vittoria, nel
1954 Ferrari si convinse ad affidare a Luigi Chinetti le vendite
delle sue vetture negli Stati Uniti, conferendogli la "nomina"
di Agente Ferrari per il Nord America. Partendo da questi presupposti,
Chinetti negli anni 50 fonda la Luigi Chinetti Motors,
Inc, patrocinando l'esordio automobilistico di giovani
promesse del volante. |
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Pubblicità
della Luigi Chinetti Motors, Inc |
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La
365 P nota anche come "elefante bianco" |
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Nel
1958 affiancato da George Arents, Jan de Vroom
e Margaret Strong, crea la North American Racing Team,
seconda esperienza di Scuderia dopo quella creata nel 1937,
chiamata "Ecurie Bleue", fondata
con Madame Schell. madre del pilota Harry Schell. Chinetti stesso
ricorda che fu la scritta su di un telone di un camion: "North
American Van Lines" a suggerire l'idea
di chiamare la neonata Scuderia North American Racing Team,
scegliendo il cavallino rampante nero, simbolo della Ferrari
come logo e inserendo nella parte superiore una striscia azzurra
con otto stelle bianche in campo blu e nella parte inferiore
la scritta North American Racing Team, che su consiglio dello
stesso Ferrari venne trasformata più avanti nell'acronimo
corrisponente, appunto N.A.R.T.
Il battesimo con la pista la N.A.R.T. l'ebbe il 23 marzo 1958
in occasione della 12 Ore di Sebring.
L'equipaggio: O'Shea - Kessler - Cunningham, portarono la 250
GT al 6° posto assoluto. Bisognerà attendere fino
al 22 ottobre 1961 per vedere una vettura della
N.A.R.T. sul gradino più alto del podio. L'occasione
fu a Monthléry per la 1000 km di Parigi, dove i fratelli
Rodriguez conquistarono il 1° posto. |
L'avventura sulle piste della North American Racing Team durò
fino al 1982, partecipando a più di 200 gare e facendo
gareggiare oltre 100 piloti.
Jim Hall, Stirling Moss, Graham Hill, Giancarlo Baghetti, Umberto
Maglioli, Nino Vaccarella, Mario Andretti, sono alcuni nomi
di questi piloti che sotto i colori americani, hanno corso e
vinto per la Ferrari.
L'onore e l'onere forse più importante la N.A.R.T. l'ebbe
in occasione dei gran premi degli Stati Uniti e del Messico
del 1964, dopo che Ferrari, per i noti contrasti con le Autorità
Sportive per la mancata omologazione della 250 LM, iscrisse
nelle ultime due gare di campionato le vetture di Surtees e
Bandini con i colori dell'amico Chinetti, dopo avere restituito
la licenza italiana. La N.A.R.T. ebbe appunto l'onore di tenere
a battesimo il neo Campione del Mondo per l'anno 1964.
Alla 24 Ore di Le Mans del 1965, la coppia Gregory-Rindt con
la vettura "rinnegata" l'anno prima, la 250 LM, scrivono
ancora una volta il nome della Ferrari nell'Albo d'Oro della
classica francese. Altro grande successo la N.A.R.T. lo conseguì
con la 24 Ore di Daytona del 1967 con l' arrivo in parata ideato
dall'allora D.S. Franco Lini.
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Lorenzo
Bandini con la Ferrari della N.A.R.T. |
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La
166 MM di Chinetti-Seldson a Le Mans nel 1949 |
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A Luigi Chinetti vanno
attribuite doti di scopritore di talenti quali: Phil Hill, Dan
Gurney, Richie Ginther, i fratelli Pedro e Ricardo Rodriguez,
tutti poi puntualmente approdati a Maranello. Il rapporto con
Enzo Ferrari si spinse oltre gli affari commerciali, colorandosi
sempre più con le tinte della vera amicizia, al punto
che nel 1975 la Ferrari decise di esportare in proprio le sue
vetture; Ferrari in persona diede ordine che a Chinetti venisse
riconosciuta una quota per ogni vettura venduta. Vera o meno
questa storia, la dice lunga conoscendo la parsimonia dell'Uomo
di Maranello. Come Ferrari, anche Chinetti è mancato
in un caldo giorno di agosto del 1994 all'età di 93 anni,
per la precisione il 17 e nel decennale della sua scomparsa,
per le imprese, le vittorie, la genialità, la sportività,
lo volevamo ricordare con queste semplici parole. MfB
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MARANELLO
10 ottobre 2014
"An exclusive car to mark Ferrari’s 60th year in
North America": comincia così, ovviamente in inglese,
la presentazione di una delle Rosse più spettacolari
di sempre, la F60 America, un pezzo rarissimo (prodotta in soli
10 esemplari) destinata ai collezionisti ma, soprattutto a incidere
nella storia che la Ferrari per rendere omaggio agli Usa.
E
già perché fu proprio il geniale Luigi Chinetti
- primo importatore Ferrari in Usa - a stressare il Drake affinché
gli desse una spider: Chinetti conosceva bene gli americani
e sapeva che per loro le vetture open air sono sempre irresistibili.
Nacque così la mitica California, ma anche una serie
infinite di spider che hanno fatto la felicità degli
appassionati (anche di quelli che si limitavano a sognare perché
- si sa - è più facile sognare su qualcosa di
concreto...).
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Ecco
perché la F60 America è una spider, anzi più
che una spider perché qui il tetto non c'è proprio:
c'è solo una copertura di fortuna che oltre i 120 orari
viene strappata via dal vento. Una cosa un po' poetica se volete
perché sembra dire "se il pilota non lo leva ci
pensa la Ferrari a stracciarlo via, questa è una macchina
che si guida con il vento nei capelli". Certo, sempre che
ci sia ancora la materia prima, ossia i capelli: questo missile
costa più di un milione e - si sa - certe cifre si possono
spendere solo ad una certa età... |
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In
ogni caso l'idea (geniale) della copertura posticcia non è
nuova (l'abbiamo vista già sulla 550 Maranello Spider
(il suo vero nome è "Barchetta Pininfarina")
e prima ancora sulle Spider 275 GTS4 NART del 1967, versione
aperta della 275 GTB4, che l’importatore Luigi Chinetti
chiese a Enzo Ferrari espressamente per i clienti degli Stati
Uniti, anche quest'ultima prodotta in soli 10 pezzi. |
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Tanta
meraviglia sarà in ogni caso presentata ufficialmente
domani sera al Beverly Hills City Hall nel corso della cena
di gala organizzata per i festeggiamenti: una macchina del genere
è insomma la classica ciliegina sulla torta (di compleanno
stavolta). Una ciliegina un po' particolare perché qui
sotto si cela quella specie di mostro che è l'F12. Ossia
un missile da 740 CV spremuti a 8250 giri al minuto, il che
la rende la Ferrari stradale di serie più potente mai
realizzata, con un rapporto peso/potenza poi di di 2,0 kg/CV... |
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Per
il resto un trionfo di design con un singolare disegno a diapason
sulla fiancata, la maxi griglia Ferrari sul muso, rollbar sellati
in pelle con pinne posteriori in carbonio che scendono fino
alla coda rendendo ancora più forte l'effetto "prototipo".
E un piccolo omaggio agli Usa: sui sedili al posto del cavallino
rampante c'è una stilizzazione della bandiera americana
nella parte centrale di seduta e schienale. Grazie America,
il concetto è chiaro... |
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Bibliografia
pagina
pubblicata il 19.08.2004
- ultimo aggiornamento 10.10.2014
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La
pagina rappresenta uno studio condotto dall'autore su
Luigi Chinetti e il N.A.R.T.
e potrà, a seguito di nuovi accertamenti, subire
modifiche atte ad inquadrare al meglio la verità storica
dell'evento. |
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